Gli Stati e le città “santuario” che continueranno a difendere gli immigrati clandestini violando le leggi sull’immigrazione potranno vedersi trattenere o cancellare alcuni fondi federali: lo ha annunciato l’attorney general Jeff Sessions. “La mancata espulsione degli stranieri condannati per reati mette le intere comunità a rischio – ha affermato il ministro della Giustizia in un briefing alla Casa Bianca – specialmente le comunità di migranti proprio nelle giurisdizioni santuario che tentano di proteggere i perpetratori”. O queste città “collaborano con gli agenti federali e seguono le indicazioni dell’amministrazione, o perderanno i fondi federali”, è il monito lanciato da Sessions, che minaccia anche di recuperare le somme già versate.

Si tratta di miliardi di dollari a rischio, che potrebbero compromettere il funzionamento di molte aree metropolitane non solo nel settore dei servizi sociali. Donald Trump, che ha fatto della stretta sull’immigrazione uno dei punti centrali della sua agenda, fin dalla campagna elettorale aveva messo nel mirino Stati e comunità locali che riconoscono la residenza agli immigrati irregolari, evitando loro il rimpatrio forzato nel Paese d’origine. Con la residenza viene riconosciuto anche l’accesso ai servizi sanitari, sociali e all’istruzione per i minori. Fumo negli occhi per Trump, che in attesa del muro col Messico ha già ordinato un’ondata di raid che ha portato all’arresto e alla deportazione (come viene chiamata in America) di un numero senza precedenti di irregolari.

La prima città a levare la propria voce è New York. “Non smetteremo di batterci” contro le politiche dell’immigrazione di Trump, ha fatto sapere il procuratore dello Stato, Eric Schneiderman, subito dopo la stretta annunciata dall’amministrazione. “Nonostante quanto detto da Sessions, i governi statali e locali hanno ampia autorità sulla base della Costituzione per non partecipare all’attuazione delle leggi federali sull’immigrazione”, ha detto Schneiderman, sottolineando che il presidente “non ha l’autorità costituzionale di tagliare i fondi agli stati e alle città perché agiscono legalmente per proteggere le famiglie di immigrati”.

Già in campagna elettorale il candidato repubblicano aveva minacciato pesanti tagli alle città santuario. E già il 17 marzo New York aveva protestato contro i tagli previsti dalla manovra di bilancio che la Casa Bianca ha presentato al Congresso: “Così ci toglie i fondi per la sicurezza e la lotta al terrorismo”, l’accusa lanciata dal sindaco Bill de Blasio e dal governatore dello Stato Andrew Cuomo. “E’ una legge di bilancio pericolosa, incosciente e sprezzante verso i valori americani”, avevano sottolineato le due massime autorità newyorchesi, riferendosi anche ai tanti tagli nel sociale e nei servizi pubblici.

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