Torniamo a parlare di letteratura e canzone: dopo il Premio Nobel a Dylan sembra che lo si possa fare con più legittimità. In realtà su queste pagine lo si fa da tempo; qui e qui si è parlato di come la forma-canzone possa rappresentare una espressione letteraria autonoma.

Storia diversa, altrettanto interessante, è quella della vicinanza tra poesia e canzone. Per similitudine, si potrebbe considerare questo rapporto come quello tra due sorelle che si somigliano; gemelle dizigote, si potrebbe azzardare, comunque due persone diverse. Poesia e canzone d’autore contemporanee hanno specificità espressive differenti, anche se geneticamente congruenti. Sono molto frequenti in Italia le operazioni di artisti che mettono in musica le poesie: la cosa fa il più delle volte risaltare la differenza oggettiva tra i due linguaggi, perché spesso, per restituire la forza artistica della poesia, i cantautori sono costretti a stravolgerne la metrica, nel percorso che porta dal codice dell’una a quello dell’altra forma d’arte: l’operazione diventa un vero e proprio processo traduttivo a tutti gli effetti.

E la prosa? La canzone sembra apparentata anche con essa; la sua natura caleidoscopica le permette infatti di prestarsi perfettamente al racconto, alla narratività. L’intero filone del country, genere di riferimento di tanti cantautori italiani, lo sta a dimostrare. Musicare i versi di un poeta o le parole di un romanziere: perché farlo? Oppure togliere dalla musica quelli di un cantautore, anche qui: perché farlo? Nell’arte, però, si sa che le risposte latitano; gli artisti – quelli a cui vale la pena di dedicare il proprio tempo – rispondono alla propria esigenza espressiva e, senza troppo ragionarci su, seguono l’istinto e spesso mescolano le forme e i linguaggi.

È il caso di Patrizia Cirulli, una delle cantautrici migliori che abbiamo in Italia per la particolarità di far diventare canzone la poesia o la prosa. Nell’album Mille baci dello scorso anno ha musicato opere di Catullo, Wilde, Garcia Lorca, De Filippo, Baudelaire, Quasimodo o D’Annunzio, solo per citarne alcuni. Il disco è arrivato in finale alle Targhe Tenco e ha vinto il Premio Lunezia, riconoscimento al valore musical-letterario delle canzoni italiane che la cantautrice si era aggiudicata già ben altre due volte (la prima nel 2011), sempre per operazioni di questo tipo. Patrizia Cirulli sa trasformare la poesia in canzone, c’è poco da fare: canzone popular, “musica leggera” vera e propria e di raffinatissima fattura.

Due delle opere tra quelle musicate da Cirulli sono di Gabriele D’Annunzio e diventano così due canzoni intitolate rispettivamente Stringimi a te e Aprile. L’idea singolare è stata anche quella di girare i due videoclip per questi due brani proprio nelle stanze del Vittoriale degli italiani, nella Priora, casa-museo allestita in maniera sacrale dallo stesso D’Annunzio, raramente concessa per riprese e luogo insostituibile in cui cantare quelle parole. Il video di Stringiti a me è un’esclusiva per queste pagine de Il Fatto Quotidiano.

Si può apprezzare la scarsità d’illuminazione caratteristica di quelle stanze, in cui i versi della cantautrice riecheggiano, rendendo il tutto davvero suggestivo. Il brano è stato realizzato musicando un passo in prosa del poeta pescarese, tratto dal romanzo Il fuoco del 1900. Non sarà certo un caso che il protagonista del romanzo – manifesto artistico del superomismo dannunziano – Stelio Effrena, sia un esteta che medita una grande opera artistica, fusione di poesia, musica, danza. La cantautrice riesce a rendere alla perfezione la gravità di ogni vocabolo, giocando con la cellula ritmica che le permette di ripetere insistentemente alcune parole, incastonandole nella pietra, come colpo su colpo.

L’esigenza popular, spola dialettica tra conosciuto e sorprendente, riesce a isolare il verbo “parlami”, che nel testo è ripetuto a mo’ di “anafora in prosa”, passo che ben si presta a fungere da ritornello. Un’operazione artistica davvero riuscita. Ecco a voi, dunque, Stringiti a me, che su queste pagine precederà Aprile, canzone della quale verrà pubblicata il video più avanti, video girato però nei giardini del Vittoriale.

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