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Parmalat, dopo le proteste dei piccoli soci i francesi di Lactalis alzano il prezzo dell’offerta

Il gruppo ha aumentato il corrispettivo da 2,8 a 3 euro ad azione e prolungato fino al 21 marzo il periodo in cui è possibile aderire all'opa. Fino a mercoledì era stato consegnato meno dello 0,3% del capitale. Nelle scorse settimane il fondo Amber aveva contestato le condizioni proposte, sostenendo che i titoli dell'azienda del latte valgono almeno 3,5 euro
Parmalat, dopo le proteste dei piccoli soci i francesi di Lactalis alzano il prezzo dell’offerta
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Lactalis alza il prezzo. Dopo l’attacco del socio di minoranza Amber, secondo cui la cifra offerta dai francesi per rilevare la quota residua di Parmalat era troppo bassa, a sorpresa il gruppo ha aumentato il corrispettivo da 2,8 a 3 euro ad azione. In più il periodo di adesione all’opa, iniziato lo scorso 9 febbraio, è stato prolungato fino al 21 marzo (sette giorni in più rispetto a quanto stabilito in precedenza) alla luce del fatto che a mercoledì sera era stato consegnato all’offerta meno dello 0,3% del capitale. A valle dell’offerta Lactalis punta a ritirare le azioni del gruppo di Collecchio da Piazza Affari.

Il nuovo corrispettivo, si legge nel comunicato dei francesi, incorpora un premio del 16,2% circa rispetto al prezzo ufficiale del titolo Parmalat registrato il 23 dicembre 2016, il giorno di Borsa aperta antecedente l’annuncio dell’offerta. In caso di adesione di tutti i possessori del 12,26% di capitale ancora non in possesso di Lactalis, i francesi sborseranno 861,9 milioni. La soglia da raggiungere ai fini della revoca dalla quotazione è stata fissata al 90%, per cui ai francesi basterà raccogliere il 2,26% del capitale di Parmalat per delistarla.

Il fondo Amber, nelle scorse settimane, aveva contestato l’offerta iniziale e reso pubblica una perizia nella quale l’azienda del latte viene valutata 3,5 euro ad azione sulla base della metodologia dei flussi di cassa scontati. La valutazione sale poi a una cifra compresa “tra 3,8 e 4,5 euro” se si tiene conto anche del “potenziale incasso derivante dal contenzioso Citigroup“, a cui il gruppo di Collecchio ha chiesto 1,8 miliardi di euro di danni. Tra Parmalat e Citigroup, dopo il crac di Collecchio seguito alla gestione di Calisto Tanzi, c’è stato infatti un fuoco incrociato di denunce per danni e per presunte irregolarità nella cartolarizzazione dei crediti vantati dall’azienda nei confronti delle società di distribuzione.

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