Prima il congresso “con rito abbreviato”, ora le primarie ‘per direttissima’. Parafrasando Michele Emiliano, è questa l’ipotesi che sta prendendo strada per l’elezione del nuovo segretario del Partito democratico. La conferma arriva dalla Commissione del Congresso dem, secondo cui la data migliore per fare le primarie è il 9 aprile. Appena 45 giorni da oggi per fare tutto. Tradotto: non presto, prestissimo. E sopratutto contro la volontà degli sfidanti di Matteo Renzi che, non è mistero, da sempre ha spinto per un congresso last minute. Per il segretario uscente e i suoi sodali, del resto, prima si chiamano gli elettori del Pd ai gazebo meglio è: in tal senso, la data indicata sarebbe l’ideale sia per l’ex premier che per uno dei suoi massimi sostenitori, ovvero il presidente del partito Matteo Orfini e il vice segretario Lorenzo Guerini. Diametralmente opposte le posizioni dei suoi sfidanti. Michele Emiliano (e con lui Gianni Cuperlo) aveva chiesto di fare il congresso a luglio, mentre per Andrea Orlando il periodo ideale era l’inizio di maggio. Sulla stessa linea anche il ministro Enrico Franceschini, spesso ago della bilancia quando si tratta di contare la forza numerica delle varie correnti. Se quanto indicato dalla Commissione sarà confermato, però, va da sé che la linea vincente sarà quella di Matteo Renzi. Che, a questo punto, avrebbe ancora il tempo di coronare il suo vero sogno: le elezioni politiche prima dell’estate, magari a giugno. Difficile, ma non impossibile. Si dovrebbe far cadere il Governo Gentiloni e, sopratutto, c’è bisogno di una legge elettorale. In tal senso, la Commissione Affari Costituzionali della Camera ha messo in calendario per il 2 marzo le audizioni di alcuni esperti, per avere pareri validi su tempi, modalità e sopratutto sistemi per andare al voto assecondando le richieste di Sergio Mattarella e le prescrizioni della Consulta post-bocciatura dell’Italicum.

Al momento è fantapolitica. L’unica certezza è quel 9 aprile indicato dalla Commissione del congresso Pd. Una data, fanno sapere dal Pd, che deriva da una serie di considerazioni fatte dalla commissione e che mirano ad avere un partito con un segretario legittimato in tempo per la campagna delle amministrative. In primo luogo, il simbolo del partito deve essere dato sui territori entro la prima settimana di maggio e lo deve dare il segretario per evitare ricorsi. Il segretario, poi, viene proclamato in assemblea formalmente dieci giorni dopo le primarie: se quindi si facessero le primarie il 23 aprile, il Pd avrebbe un segretario il 3 maggio. Il 9 aprile, invece, consentirebbe di eleggere il segretario verso il 20, ovvero prima del ponte del 25 aprile, che comunque è stato considerato un rischio per la partecipazione ai gazebo. Per l’ufficializzazione di date e regole di congresso e primarie, tuttavia, non ci sarà da aspettare troppo. La Commissione congresso del Pd tornerà a riunirsi domani mattina e al termine dei lavori sarà messa ai voti la proposta, avanzata oggi dai componenti vicini a Matteo Renzi, di tenere le primarie il prossimo 9 aprile. Intanto, è stata convocata per le 16 di domani la Direzione, che dovrà esprimersi sull’indicazione della Commissione. Unico punto all’ordine del giorno è infatti l’approvazione del regolamento congressuale. Si vedrà. Nel frattempo il vice segretario Pd Guerini ha smentito le notizie di stampa che vogliono un Renzi deciso a votare il prima possibile. “Ricostruzioni riferite al clima del confronto e a decisioni già assunte non corrispondono alla realtà e sono prive di fondamento” ha detto Guerini, che è anche il presidente della Commissione congresso.

L’accelerazione renziana, tuttavia, ha provocato le prime reazioni. “Con le primarie il 9 aprile è impossibile una campagna elettorale degna di questo nome” ha detto Michele Emiliano, che per avvalorare la sua richiesta di avere più tempo ha tirato in ballo un nome di peso nell’universo democratico. “È necessario che a partire dal fondatore del partito Romano Prodi, le personalità che mi hanno convinto a restare nel Pd, chiedano che le primarie siano una bella pagina in cui il Pd si riconcilia con la sua base in un dibattito approfondito e senza fretta” ha detto il governatore della Puglia, secondo cui “Renzi ha paura di perdere perché gli italiani capiranno che c’è un solo modo per battere l’uomo politico più sostenuto dai poteri forti e dalla comunicazione. Lo potranno fare – ha aggiunto l’ex sindaco di Bari – votando alle primarie tutti gli italiani, non sono gli iscritti. Io mi auguro che possano votare me. Questo è l’unico modo certo per archiviare la pagina politica di Renzi. Ma per fare questo – ha concluso ci vogliono tempi normali, contendibili. In ogni caso io non mollo. Renzi non deve pensare di spaventare nessuno”. Emiliano, poi, ha collegato le primarie ‘per direttissima’ anche al voto popolare sul lavoro: “Tenteranno di non fare il referendum. Perciò hanno questa fretta. Non solo per paura di me” ha detto, sottolineando che Renzi e i suoi “hanno una paura matta di questi referendum, vogliono trovare la maniera di rinviare. Perciò vogliono andare a elezioni”. Più pacato il commento di Andrea Orlando, altro sfidante di Renzi: “Se il congresso deve essere una grande occasione di discussione, che contenga addirittura la conferenza programmatica, è il caso di ascoltare il nostro popolo”.

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