Da un lato c’è l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, che chiede forti tagli alle cubature del complesso commerciale che dovrebbe sorgere attorno all’impianto sportivo e che rende l’intera operazione sostenibile economicamente. Dall’altro, l’amministrazione Raggi che lo stadio lo vuole. Nel mezzo la riunione tra i vertici dell’As Roma , quelli del Campidoglio e il costruttore Luca Parnasi, conclusasi con l’annuncio sui tavoli tecnici che si riuniranno nei prossimi giorni per salvare capra e cavoli: il progetto da 1,5 miliardi nell’area dell’ex ippodromo di Tor di Valle e la permanenza in giunta dell’urbanista anti-cemento.

L’offensiva del club, lanciata in vista dell’incontro previsto nella sede dell’assessorato all’Eur e affidata a Luciano Spalletti e Francesco Totti con lo slogan #FamoStoStadio, risuona ancora su pagine dei quotidiani e social network. La giornata dell’assessore è fitta: prima l’audizione dinanzi alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle periferie, quindi l’incontro con i vertici dell’As Roma. Ma i giornalisti riescono a intercettarlo prima: “Se stiamo dentro le regole del piano regolatore, come dico da mesi, lo stadio si può e si deve fare – ha spiegato di buon mattino ai microfoni del Gr1 della Rai – sempre che la società receda da appetiti che credo che siano un po’ troppo elevati per quell’area e per questa povera città”. Il tweet con cui Francesco Totti si è schierato a favore della realizzazione dell’opera? “Conta – ha detto l’assessore – però sono le regole che fanno la differenza, altrimenti è una giungla“.

Quali sono gli appetiti di cui parla Berdini? L’accordo tra il Comune e il costruttore risale alla giunta Marino e prevede che Eurnova Srl, società del gruppo Parsitalia che fa capo a Parnasi, costruisca lo stadio e, in cambio delle opere infrastrutturali, ottenga “a titolo di compensazione” la realizzazione di uffici e attività commerciali, affinché il progetto raggiunga l’equilibrio economico-finanziario. “Parnasi vuole insieme allo stadio qualcosa come 600 mila metri cubi regalati – ha spiegato poco più tardi l’assessore a palazzo San Macuto, riferendosi all’imprenditore sui cui terreni dovrebbe sorgere l’impianto – scusate, lui non fa lo stadio… Io sono a favore dello stadio della Roma, l’ho detto dieci volte, sono contro questo gioco della roulette“. Quali sono le condizioni poste dal Campidoglio? Una riduzione del 10/20% delle cubature con conseguente limatura di alcuni piani alle torri destinate a ospitare gli uffici e alcune palazzine dell’area commerciale. Per farlo però serve una delibera che modifichi quella del dicembre 2014 che conferisce pubblica utilità all’opera.

Sollecitato dal deputato del Pd Marco Miccoli, che lo ha accolto in commissione con un cartello con su scritto #famostostadio”, Berdini ha ribadito: “Noi non siamo l’amministrazione del no”. Ma ha posto diversi interrogativi sul futuro della città: “Chi ha scelto quell’area che ha bisogno di un immenso investimento pubblico? Lo ha scelto il privato? E’ questo il futuro delle nostre città? – ha aggiunto Berdini – Diamo le chiavi delle città al privato? Parnasi che blocca la filovia sulla Laurentina ora ci impone di fare un ponte, una metropolitana che non si può fare… è questa la città che pensiamo?”.

Il privato in questione è quel Luca Parnasi, erede di un impero immobiliare che spazia dal colosso di Euroma 2, il megacentro commerciale le cui torri svettano sui tetti del quartiere Eur, fino ai 250mila metri quadri del terzo polo commerciale di Pescaccio, passando per le residenze della Città del Sole costruite con il gruppo Bnl-Paribas e i 10 mila metri quadrati di appartamenti realizzato dove una volta sorgeva l’ex autorimessa Atac anel quartiere Tiburtino.

“Se l’unico strumento è quello della valorizzazione fondiaria – attacca ancora Berdini – cioè se noi non abbiamo altro nel nostro orizzonte culturale che dire che se noi aumentiamo le densità allora forse il privato ci fa la carità di darci quel servizio che manca, e ogni riferimento al dibattito sullo stadio della Roma è assolutamente casuale, noi non andiamo da nessuna parte”.

Dopo aver messo nero su bianco il suo parere negativo sul progetto a Tor di Valle, il 2 febbraio il Comune ha chiesto un mese di tempo in più per dare la risposta definitiva e oggi ha incontrato la società. La riunione, iniziata attorno alle 14.40 nella sede del dipartimento Urbanistica del Comune, all’Eur, è terminata poco dopo le 16. Per il Campidoglio erano presenti, oltre a Berdini, il vicesindaco Luca Bergamo, il presidente dell’aula Giulio Cesare, Marcello De Vito e il capogruppo del M5s Paolo Ferrara. Per la Roma il dg Mauro Baldissoni e il costruttore Parnasi. “È stata una riunione molto costruttiva – ha detto Bergamo uscendo – siamo soddisfatti ci sono dei tavoli tecnici a lavoro da dopodomani, ci vedremo la prossima settimana per fare il punto. Siamo ottimisti“.

“La riduzione delle cubature? Ci stiamo lavorando. Un mese per chiudere è un tempo ragionevole”, spiega De Vito. Le cui parole esemplificano il problema: da un lato c’è l’assessore anticemento fermo sulle proprie posizioni, dall’altro la giunta che vuole che lo stadio si faccia. L’obiettivo dei prossimi giorni, fanno sapere fonti del Campidoglio, sarà quello di arrivare a una composizione. L’amministrazione sa di non poter dire un altro no dopo quello opposto alle Olimpiadi di Roma 2024, per questo cercherà di arrivare ad un accordo con la società di James Pallotta per ridurre l’impatto dell’opera ed evitare lo scontro finale con Berdini.

(Ha collaborato Lorenzo Vendemiale)

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