Roberto Speranza lancia la sfida a Matteo Renzi e annuncia la sua candidatura alla segreteria del Partito democratico. “Arriverà presto il congresso Pd e io ci sarò, mi batterò. Con coraggio e umiltà. Chi mi conosce sa che non sono una prima donna”, ha detto nel discorso di apertura della manifestazione ‘L’Italia prima di tutto‘ organizzata dalla minoranza dem Sinistra riformista. “Guardando al sistema di potere di Renzi qualcuno penserà Davide contro Golia? Accetto la sfida e sono ottimista perché non sono solo”, ha annunciato Speranza, mentre in platea ad ascoltarlo c’erano tutti i parlamentari e dirigenti locali della sua area.

All’iniziativa organizzata alla vigilia dell’assemblea del Partito democratico prevista domani all’Ergife, partecipano in prima fila Pier Luigi Bersani, Guglielmo Epifani e Vincenzo Visco, ma anche gli ospiti Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, e Michele Emiliano, presidente della Puglia. Ed è proprio il governatore pugliese il primo a rispondere alla candidatura di Speranza, manifestando non poco scetticismo: “Non è il momento di parlare di candidature. Parlare del nome del segretario adesso significa fare come Renzi”. “Adesso faremo insieme il tour per l’Italia”, ha chiarito Emiliano, poi verrà scelto “un candidato unico” che rappresenti la minoranza. “Sono contrario all’idea di una confederazione di tutti contro Renzi. Ma la nostra gente vuole unità tra di noi. Troveremo un modo, ora contano più i contenuti dei nomi”, gli ha fatto eco Rossi, parlando a margine. Il governatore della Toscana in realtà si è candidato da tempo: “Io ci sono, mi sono proposto, ho dato la disponibilità ad andare avanti.”

“Credo che oggi il Pd debba cambiare – ha spiegato Speranza nel suo discorso – non deve essere un uomo solo al comando, ma deve ricostruire un collettivo e mettersi al servizio della ritessitura del centrosinistra”. Secondo il deputato dem, al partito “serve una discussione vera su identità e prospettiva politica, non basta un votificio una domenica mattina”. Il suo obiettivo è “un congresso rifondativo“, mentre rifugge dalla possibilità di semplici primarie, che rischiano di diventare “una kermesse o un plebiscito di rivincita” per Renzi. Speranza ci tiene però a sottolineare che la manifestazione organizzata al centro congressi di Frentani non è “il solito dibattito del Pd su Renzi e dintorni. Basta con questa discussione miope in cui ci si guarda all’ombelico”.

“In questi giorni ho sentito parlare di scissione. Non siamo questo, siamo il Pd che vuole discutere. Un Pd preoccupato che guarda in faccia la nostra realtà”, ha detto Speranza aprendo il suo discorso. “Io ho votato No. Come tanti di voi. Come tanti elettori di centrosinistra. I toni della campagna sono stati pessimi – ha sottolineato – ma alla fine tante energie positive si sono liberate. Ora non vanno disperse. E l’assemblea di oggi ha anche questo significato”. In nome della minoranza dem ha rivendicato la scelta di bocciare la riforma costituzionale: “Cgil, Arci, Anpi, libertà e giustizia, Libera e tante persone comuni hanno scelto di dire No ad un cambio dell’architettura istituzionale che avrebbe portato al governo del capo. Renzi, commettendo un grave errore, ha trasformato questo voto in un plebiscito sul governo e su se stesso”.

“Noi chiediamo che il Pd capisca la lezione del 4 dicembre – ha spiegato – chiediamo che non si metta la testa sotto la sabbia e si capisca fino in fondo questo messaggio. Tanta rabbia, disagio, inquietudine a cui abbiamo risposto con un racconto di un’Italia felix che appariva vero solo accendendo la televisione, ma si scioglieva come neve al sole nella vita reale di migliaia di persone. Siamo apparsi come gli amici di Marchionne e di Briatore“. Concludendo il suo discorso Speranza ha parlato anche dell’attuale governo, focalizzando l’attenzione su “Jobs Act” e “precarietà”. Poi ha confermato la sua posizione sulle parole del ministro del Lavoro Giuliano Poletti in merito al referendum sul Jobs Act proposto dalla Cgil: “Ha sbagliato, è inaccettabile: lo ribadisco con forza. Un ministro del governo non può dire ‘andiamo al voto così non si fa il referendum‘. È una scorciatoia sbagliata e irrispettosa”.

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