Cosa differenzia il leggere dal vivere?

1) Quando si legge si vive, ma quando si vive, non necessariamente si legge;

2) Si può leggere per vivere, ma non vivere per leggere;

3) Un libro può racchiudere una vita, ma una vita non può racchiudere un libro.

Se siete come me, perennemente con un libro in mano e almeno una mezza dozzina nella testa, potrei anche fermarmi qui, sapete bene le emozioni date dal leggere, non sono neanche sicuro di saperle riprodurre a parole, ma quello che scrivo lo faccio per me, per restituire ai libri una piccola parte di quello che da loro ho avuto in dono.

Non credo che tutti i libri siano uguali, ma siamo certamente noi a esserlo per loro. Alcuni libri li scegliamo, altri preferiscono essere loro a farlo, un po’ come nei rapporti d’amore in fondo, se l’attrazione è reciproca, si potrebbe parlare di attrazione fatale, voluta dal fato.

Vi è mai capitato, mentre stavate leggendo un libro, di pensare che stesse proprio parlando di voi, della vostra storia, del vostro vissuto, del vostro modo di pensare, del vostro modo di fare? A me capita così tante volte che arrivo a perdermi tra tutto quello che potrei essere, vorrei essere e che, alla fine, sono. Il libro giusto al momento giusto non è altro che la dimostrazione che i libri ci conoscono molto meglio di noi e di tanti altri.

Ogni libro è come un alfabeto, lo scrittore potremmo paragonarlo alla prima delle lettere che lo compongono, ma ce ne sono altre venticinque ed è dalla loro combinazione che nascono infinite possibilità di espressione.

Tra lo sfogliare delle pagine si impara ad amare per la prima volta, un libro di solito viene prima di qualsiasi relazione amorosa (altrimenti, scusatemi, avete davvero avuto un infanzia terribile) solo che, se il primo amore non si dimentica mai, il primo libro forse sì, almeno io non lo ricordo, dopo di lui ho avuto troppe storie, ho cambiato genere, autore, dimensione, colore, non mi sono mai fatto problemi in proposito.

I libri sono diversi dalle persone, ma da queste sono scritti, quindi quel che fanno è prendere il meglio dell’essere umano e dargli contenuto e forma tali da resistere nel tempo. Essi sopravvivono alle persone, insegnano l’immortalità senza che nessun lettore possa mai raggiungerla, un giorno finiranno le pagine della vita di ognuno, solo lo scrittore vedrà sopravvivere qualcosa di sé, è un privilegiato, ma se l’è meritato. Un buon lettore è solo uno scrittore sfaticato o che non vuol lasciare traccia. Mi chiedo se sia nato prima lo scrittore o il lettore molto più di quanto mi sia mai chiesto se sia nato l’uovo o la gallina.

Una categoria da arginare sono i finti lettori, in crescita purtroppo. La cultura è diventata più accessibile a tutti con il web, ma accedervi non è prendervi parte. Ad esempio introdurrei il reato di “citazione di libro non letto”, un comportamento piuttosto comune oggi, centinaia di bellissime citazioni vengono strappate, senza ritegno, dalle loro pagine e buttate, senza difesa alcuna, in pasto ai profili pubblici dei social network. La condanna dovrebbe essere severissima: se utilizzi la citazione di un autore non letto, devi impegnarti a leggere il testo da cui è stata presa. La citazione deve essere uno stimolo alla lettura, altrimenti è solo sfoggio di superficialità.

Leggete e moltiplicatevi, attraverso le storie che leggiamo, non possiamo che immedesimarci con infiniti protagonisti ed è bello fare finta ogni tanto di avere più di una vita. L’unica cosa che compensa la consapevolezza che non potrò mai leggere tutti i libri che vorrei è la compagnia dei libri che ho già letto che, nonostante aumentino, non potranno mai niente, numericamente, contro tutti quelli che ancora sono da leggere, ma se ne fregano e sono lì a lottare per avere il loro spazio.

Chiudo con la Serenity Prayer del Bibliomane Anonimo: Dio (o chi per lui), concedimi la serenità di accettare che non potrò leggere tutti i libri del mondo, il coraggio di non comprare tutti quelli che vorrei e lo spazio dove infilare quelli che ho già.

Buona lettura ovunque voi siate.

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