“Perquisizioni? Nulla da nascondere. Messo a disposizione i documenti richiesti in assoluta serenità”. Così, in un tweet, la sindaca di Roma Virginia Raggi ha commentato la notizia dell’arrivo della Polizia giudiziaria in Campidoglio, che mercoledì 14 dicembre si è presentata a Palazzo Senatorio per acquisire documenti relativi alle nomine effettuate nei primi cinque mesi di amministrazione a Cinque stelle. Se la sindaca parla di “assoluta serenità”, il suo vice Daniele Frongia, a margine di una conferenza, ha commentato: “Non ne so nulla, da parte nostra non abbiamo nulla da nascondere e ovviamente collaboriamo con tutti”.

L’attenzione è concentrata in particolare su quella di Salvatore Romeofinito al centro delle polemiche per il suo stipendio: ex dipendente del Campidoglio, è passato da uno stipendio di 39mila euro l’anno a circa 110mila con la nomina voluta dalla sindaca M5s. Poi, dopo le contestazioni e il parere dell’Anac, è stato ridotto a 93mila euro. E oltre a lui c’è Raffaele Marra, ora al dipartimento del personale.

“Perquisizioni? Nulla da nascondere. Messo a disposizione i documenti richiesti in assoluta serenità”, ha scritto in un tweet la Raggi.

L’inchiesta della Procura è affidata al pm Francesco Dall’Olio e all’aggiunto Paolo Ielo. Gli atti finiranno nel fascicolo – per ora senza indagati e senza ipotesi di reato – aperto a seguito dell’esposto dell’ex capo di gabinetto Carla Raineri. Su come sia partita l’inchiesta, però, non c’è nessuna conferma ufficiale. Anzi. Secondo un’altra versione, infatti, l’azione dei pm sarebbe partita da un esposto di Fratelli d’Italia. Probabile, infine, che siano stati entrambi gli esposti a dar vita al lavoro degli inquirenti. Fatto sta, che il sindaco di Roma si è affrettata a versare acqua sul fuoco della polemica. “Questa vicenda sta assumendo dei contorni ridicoli. C’è la magistratura che lavorerà a fronte di un esposto denuncia” ha detto Virginia Raggi in conferenza stampa. “Per fortuna il pm ha l’obbligo di esercitare l’azione penale. Quando la magistratura chiede atti noi siamo lieti di fornirli. C’è massima trasparenza” ha aggiunto la prima cittadina, che non ha risparmiato critiche a Carla Romana Raineri, autrice di uno degli esposti: “Simpatico che tutto questo sia stato fatto dall’ex capo di gabinetto (la Raineri, ndr) che di fatto è stata nominata con una procedura che io ritenevo illegittima. Io intendevo nominarla o con un’altra procedura – ha spiegato Virginia Raggi – Mi è stata sottoposta una procedura ex articolo 110, io chiesto parere all’Anac che si è pronunciata a riguardo, sanzionando qualcosa a cui sono stata indotta. E’ interessante notare come l’unica persona che sia stata nominata con una procedura irregolare stia levando gli scudi“.

Il numero uno del Campidoglio, poi, è tornata sulla questione delle dimissioni dell’ex assessore Paola Muraro: “Io non sono entrata nel merito dell’avviso di garanzia: quando lei ha presentato le dimissioni io le ho accolte – ha spiegato Virginia Raggi – Sarà la magistratura a chiarire se ci sono profili d’illegittimità o meno. L’avviso di garanzia come l’invito a comparire è un atto dovuto quindi ritengo che la posizione della Muraro sarà chiarita dalla magistratura e non voglio fargli un processo in questa sede”. Sul futuro di Ama la sindaca ha usato parole chiare: “In Ama c’è un amministratore unico e un direttore generale che cesserà le sue funzioni il 31 dicembre – ha spiegato – E c’è già un bando per reperire un nuovo direttore generale”.

Ma non c’è solo l’inchiesta sulle nomine. Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, dopo la Polizia, anche la Guardia di Finanza, su mandato dell’Autorità nazionale Anticorruzione, ha effettuato una serie di acquisizioni documentali al Comune di Roma in relazione ad un appalto del XV municipio. Tra ieri ed oggi, secondo quanto si apprende da diverse fonti, gli uomini dell’Unità operativa speciale del nucleo anticorruzione hanno acquisito documenti e informazioni negli uffici del Campidoglio sull’appalto per la realizzazione della rotatoria Cassia-Giustiniana, nella zona nord della capitale, i cui costi – originariamente 280mila euro – sono lievitati fino a 717 mila euro. Le prime verifiche erano scattate, sempre su impulso dell’Autorità guidata da Raffaele Cantone, nel dicembre 2015 nell’ambito di una serie di controlli sugli appalti per il Giubileo. A seguito dei rilievi sollevati dall’Anac – sempre secondo quanto si apprende – il Campidoglio avrebbe sostenuto di aver dovuto rivedere il valore dell’appalto in quanto il progetto iniziale avrebbe provocato, nella realizzazione dell’opera, insufficienze strutturali. Il dubbio dell’Autorità è invece che, essendo diventate più stringenti le norme dopo l’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti, e quindi più complesso introdurre delle varianti in corso d’opera, si sia comunque cercato di far lievitare i costi rispetto al reale valore dell’opera. La nuova verifica dell’Anac punta infatti a stabilire come mai il Campidoglio non abbia riscontrato per tempo lo scarso livello di progettazione dell’opera stessa e sia dovuto ricorrere successivamente ad un sostanziale raddoppio dei costi.

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