Un ago riscaldato e un intervento di pochi minuti. In anestesia locale, e senza ricorrere a invasive operazioni chirurgiche. Grazie al calore generato da onde radio o microonde che, portando la temperatura oltre i 60 °C, causano in pochi minuti la morte dei tessuti tumorali trattati. Come avvenuto all’ospedale di Chioggia a un paziente di età superiore ai 65 anni, colpito da una grave lesione metastatica al fegato. È la frontiera della termoablazione, una tecnica che, come riportato in letteratura scientifica sta diventando sempre più diffusa per il trattamento non invasivo di diversi tipi di tumori: a reni, polmoni, tiroide e soprattutto fegato. Come dimostra, da ultimo, il caso di Chioggia.

“La termoablazione mediante microonde – spiegano alle agenzie il primario di chirurgia Salvatore Ramuscello e il responsabile del servizio di ecografia interventistica Mario Della Loggia, che hanno eseguito il trattamento all’ospedale veneto – è una tecnica innovativo che necessita di un generatore di microonde e di un terminale chiamato antenna che, mediante guida ecografica, viene inserita direttamente nella lesione”. Il trattamento, grazie a un aumento di temperatura rapido, controllato e localizzato, provoca la distruzione della massa tumorale con estrema precisione. “Possiamo intervenire in maniera mininvasiva, con una piccola incisione di 2-3 millimetri, e calibrare il tipo di risposta a seconda della neoplasia – spiega il team di medici di Chioggia -. Si agisce localmente, delimitando e colpendo solo l’area interessata dalla malattia. L’intensità di calore e la durata dell’intervento sono, infatti, misurate in base alla grandezza del tumore da distruggere”.

In questo particolare trattamento ci sono, però, alcune indicazioni da seguire. La tecnica non può essere, ad esempio, utilizzata su tutti i pazienti, perché la massa tumorale dev’essere raggiungibile, non nascosta e non superare determinate dimensioni. “La termoablazione percutanea dei tumori del fegato è indicata in presenza di una sola lesione di dimensioni inferiori ai 5 centimetri, o di lesioni multiple di diametro inferiore ai 3 cm – spiegano gli esperti dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) Humanitas, alle porte di Milano -. Questo trattamento viene utilizzato in caso di tumori in fase precoce o di piccole dimensioni; tumori altrimenti inoperabili; su pazienti che non possono essere sottoposti ad anestesia generale e in alcune metastasi epatiche”.

L’innovativa tecnica con gli aghi ha permesso al paziente di Chioggia di effettuare il trattamento in day hospital, facendo ritorno a casa in giornata. Con buone prospettive di sopravvivenza a medio-lungo termine. “Nonostante le recidive siano più frequenti, soprattutto in caso di lesioni di dimensioni superiori ai 3 centimetri, rispetto all’approccio chirurgico tradizionale – si legge sul sito di Humanitas – la termoablazione percutanea dei tumori del fegato è associata a una minore mortalità, e a un tasso di complicanze ridotto”.

Articolo Precedente

ExoMars, schianto Schiaparelli per via di “test affidati a ditta non specializzata”. Esa: “Attendiamo esiti commissione”

next
Articolo Successivo

‘I farmaci omeopatici non funzionano’. Libertà di cura sì, di ingannare no

next