Partito da Bresso per diventare “un elemento importante nella propaganda” dell’Isis. È la storia del foreign fighter marocchino Ahmed Taskour, indagato dalla Procura di Milano per terrorismo internazionale. L’uomo, 47 anni, è partito per l’Iraq con la moglie e i due figli di 11 e 15 anni. A Bresso, nel milanese, aveva una vita “apparentemente normale”, con un lavoro stabile in una ditta di pulizie, spiegano il procuratore aggiunto Pietro Forno, il pm Enrico Pavone e il capo della Digos milanese Claudio Ciccimarra in una conferenza stampa al Palazzo di Giustizia. Taskour avrebbe lasciato l’Italia poco più di un anno fa. In un video del novembre del 2015, dopo gli attentati di Parigi, si vede il figlio di 10 anni minacciare di morte l’Occidente assieme al padre.

Taskour, su cui pende un’ordinanza di custodia cautelare, prima di partire con la famiglia verso i territori dello Stato islamico durante le vacanze di Natale del 2014 per “non dare nell’occhio”, ha chiesto un prestito ad una finanziaria e l’anticipo del tfr al suo datore di lavoro (usando come scusa lo stato di salute della madre) recuperando 30mila euro in totale.

Il video con tanto del logo dell’Isis è stato pubblicato anche su Youtube. Il filmato sarebbe stato girato in Iraq e nel video il ragazzino “inneggia al jihad” e augura “la morte all’Occidente e agli occidentali”. Nel filmato, con tanto di logo e bandiere del sedicente Stato islamico, l’uomo e il figlio, usano una serie di espressioni, oramai sentite tante volte, per minacciare gli occidentali come “arriveremo fino alle vostre case“.

L’ultima traccia in Iraq di Taskour è proprio questo video. Gli investigatori della Digos, coordinati dal pm Pavone, hanno acquisito “ampia prova documentale” attraverso i tabulati telefonici che l’uomo, è arrivato in Iraq nel gennaio del 2015 e nel novembre dello stesso anno ha girato quel video con il bimbo. 

Fino al momento della partenza non aveva mai dato segnali visibili all’esterno di radicalizzazione. Gli investigatori hanno iniziato ad indagare su di lui perché sono venuti a sapere che avrebbe fatto parte di una “rete” di soggetti legati all’Isis che comprendeva anche un altro marocchino e un arabo-israeliano, persone entrambe espulse dall’ Italia nel 2013 (l’arabo-israeliano è stato poi arrestato in Israele). Gli investigatori hanno sottolineato come Taskour, che ha raggiunto “un alto livello” tra i miliziani dell’Isis, abbia seguito alla lettera “le indicazioni date dal Califfato a chi vuole partire, ossia vivere senza destare sospetti” e poi quando sono entrati nella casa della famiglia a Bresso “l’hanno trovata in perfetto ordine”. Non ci sono altri familiari dell’uomo o della donna che vivono nel Milanese. La Procura ha precisato anche che “non si può prevedere una facile esecuzione della misura cautelare, ma l’importante è che appena l’uomo metterà piede nel territorio europeo venga arrestato”. Oltre all’ordinanza di misura cautelare firmata dal gip Manuela Scudieri è stato emesso anche un mandato d’arresto europeo.

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