525,8 milioni di euro. È la perdita che il calcio italiano ha fatto registrare nella stagione 2014-2015. È solo uno dei dati preoccupanti contenuto nel report “Il Conto Economico del Calcio Italiano” presentato ieri dalla Figc alla Camera dei Deputati. Dal dossier emerge come nel nostro Paese gli stadi siano in media vecchi di oltre 60 anni. Una tendenza che penalizza e fa pesare il rapporto con gli altri campionati europei. I dati aiutano a capire meglio: in Italia, prendendo come riferimento la stagione 2014-2015, il numero di posti rimasti invenduti ha superato gli 8,4 milioni rispetto agli appena 1,3 della Bundesliga tedesca e agli 1,4 della Premier League inglese. Da sottolineare però nella stagione 2014-2015 un incremento del 1,8% del numero dei spettatori rispetto alla stagione precedente.

Il discorso poi si allarga anche sui diritti tv, uno dei principali introiti di guadagno della Serie A che negli ultimi anni è cresciuto. Dalla stagione 2010/11 a quella del 2014/15 l’ammontare complessivo dei proventi dei diritti tv è pari a 692,7 milioni di euro  lontano però dai 701,9 mln della Germania, i 846,7 mln dell’Inghilterra e 866,4 mln della Spagna.

Solo 12 club su 86 hanno fatto registrare un risultato economico netto positivo di cui 7 in Serie A, 3 in Serie B e 2 in Lega Pro. Uno dei problemi principali continuano a essere gli impianti. Le strutture che utilizzano fonti rinnovabili di energia continuano a essere molto basse: solo il 25% in Serie A e solo 5% in Serie B. Gli stadi invece che possono essere utilizzati per fini alternativi alle partite di calcio supera il 50%  in serie A. Secondo quanto calcolato dalla Figc, il 98,7 per cento dei 525,8 milioni di euro deriva dalle perdite registrate nei campionati professionistici (519 milioni), mentre leghe, calcio dilettantistico e giovanile presentano un risultato netto negativo pari rispettivamente a 4,2 e 6,6 milioni. La Figc, invece, ha prodotto un risultato netto positivo per circa 4 milioni di euro.

Troppo poco per una nazione dove il calcio italiano conta l’11% del Pil del football mondiale e produce un fatturato totale pari a oltre 3,7 miliardi di euro. Il direttore generale della Figc, Michele Uva, ha specificato: “Il calcio per l’Italia e gli italiani non è solo passione, ma anche un importante volano di crescita economica, sociale e occupazionale. Il report che presentiamo oggi rappresenta un unicum a livello internazionale e il primo passo di un nuovo filone di analisi, che nei prossimi anni permetterà di trattare anche il tema dell’indotto economico generato dal calcio all’interno del sistema Italia”.

Il presidente Carlo Tavecchio è intervenuto alla presentazione commentando: “Oggi presentiamo una sorta di risonanza magnetica del nostro sistema per vedere cosa c’è dentro. Il calcio è un gioco che inevitabilmente ha situazioni collaterali che incidono nel sistema economico e sociale del Paese e l’Italia si presenta nel contesto internazionale come una nazione importante. Più aggiungiamo stelle alla nostra insegna più diventiamo un punto di riferimento. Il calcio è uno straordinario strumento di aggregazione sociale secondo solo alla scuola. Dopo la scuola c’è lo sport e quello più praticato è il calcio”. Tavecchio poi ha affrontato il discorso su Intralot, il nuovo sponsor degli Azzurri che aveva sollevato alcune polemiche: “Se stiamo valutando un passo indietro in merito all’accordo di sponsorizzazione con la società di scommesse Intralot? No, siamo tranquilli e sereni perché abbiamo fatto le cose regolari e nella legge”.

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