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Banche, Renzi: “L’accordo con Ue è a portata di mano”. Sul referendum: “Lo spacchettamento non sta in piedi”

Il capo del governo torna a minimizzare l'emergenza crediti deteriorati, dicendosi più preoccupato dei derivati in pancia agli istituti stranieri, come Deutsche Bank. E sul voto costituzionale di ottobre: "Secondo me l’elettore Cinque Stelle voterà per ridurre le poltrone"
Banche, Renzi: “L’accordo con Ue è a portata di mano”. Sul referendum: “Lo spacchettamento non sta in piedi”
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Matteo Renzi a tutto campo tra l’emergenza banche e il referendum costituzionale. Intervistato da corriere.it, da una parte il premier si dimostra ottimista, definendo “a portata di mano” un accordo con l’Europa sui progetti dell’esecutivo. Dall’altra, invece, chiude le porte all’ipotesi di uno spacchettamento del quesito referendario, circolata in questi giorni.

Riguardo al negoziato tra Italia e Unione europea sul piano del governo per ricapitalizzare le banche, Mps in primis, il premier ha spiegato che “un accordo compatibile con le regole attuali è assolutamente a portata di mano”. Una prospettiva sulla quale il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha chiuso le porte (“I problemi delle banche devono essere risolti dalle banche e nelle banche”), mentre il capo economista di Deutsche Bank David Folkerts-Landau ha lanciato un assist a Roma (“L’Europa ha bisogno urgente di un fondo di salvataggio da 150 miliardi di euro per ricapitalizzare i suoi istituti problematici”).

Il presidente del Consiglio, poi è tornato a minimizzare l’emergenza sofferenze degli istituti di credito nostrani. “In Europa il problema non è la banca italiana – spiega Renzi – E’ un tema da affrontare, risolvere, ci sono tutte le condizione per farlo ma la questione del credito riguarda molti istituti o più correttamente l’approccio da seguire su alcuni temi: sono più preoccupato per i derivati delle banche di altri Paesi che non per i crediti deteriorati delle banche italiane”. Un chiaro riferimento alle banche tedesche, Deutsche Bank in particolare, gravata da 30 miliardi di euro di titoli derivati ad alto rischio. E ha ribadito: “La tranquillità rispetto ai problemi di alcune banche italiane la assicuriamo, noi vogliamo che i correntisti e i risparmiatori siano al sicuro”.

Poi il premier è tornato a parlare del referendum costituzionale e dell’ipotesi, circolata in questi giorni, si spacchettare il quesito. “A mio avviso lo spacchettamento non sta in piedi – ha detto Renzi – nel senso che capisco che semplificherebbe la comprensione se la domanda fosse secca ma è in ballo la Costituzione e la Costituzione ha delle regole e la maggioranza dei giuristi dicono che non è possibile spacchettare e fare il referendum à la carte”. Il capo del governo ha inoltre cercato di allontanare l’idea di una personalizzazione del referendum, facendo appello agli elettori del Movimento Cinque Stelle: “Io dirò soltanto che il referendum è su questo punto specifico: per me un elettore M5s, tra un parlamento più semplice e che costa meno, e uno più complicato e che costa di più, secondo me l’elettore M5s voterà per ridurre le poltrone”.

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