Centrosinistra e centrodestra perdono terreno rispetto alle amministrative del 2011, ma guadagnano in confronto ai risultati ottenuti alle politiche del 2013. Il Movimento 5 Stelle, da parte sua, è cresciuto dalle ultime comunali, ma è in flessione rispetto a tre anni fa. Non solo: il fantasma dell’aumento dell’astensionismo, inoltre, è diventato realtà, ma rispetto all’appuntamento del 2011 c’è una novità: neanche la presenza di formazioni capaci di incanalare la protesta – il M5S e in parte la Lega Nord – è stata in grado di arginare il fenomeno. E’ l’analisi che l’Istituto Cattaneo fa dei risultati delle Comunali 2016.

Sul versante politico sono tre le novità principali, secondo l’Istituto: il centrodestra (29,5%)”perde circa 7 punti percentuali rispetto al 2011 (36,7%), ma recupera parzialmente nel confronto con il 2013″ (25,4%); il centrosinistra di punti ne perde 9 sul 2011 (34,3% alle Comunali 2016 contro il 41,4% del 2011) ma cresce leggermente rispetto a tre anni fa (33.1%); il M5S “cresce rispetto al 2011 (21,4% contro 6,1%), anche in virtù del fatto che nelle scorse comunali non era presente in alcuni comuni del campione, mentre perde circa 4 punti percentuali rispetto politiche del 2013” (25%).

Ancora una volta gli analisti si trovano a registrare l’aumento del partito del non voto: “La tornata del 5 giugno – premettono gli analisti – arriva dopo una lunga fase di appuntamenti elettorali, tra il 2013 e il 2015, che ha visto una forte contrazione dei votanti, scesi al 75% alle politiche e al di sotto del 60% alle europee e alle regionali, passando per il dato clamoroso del 2014 in Emilia-Romagna e Calabria quando andarono a votare circa 4 elettori su 10″. Per i 25 comuni capoluogo il tasso di partecipazione è stato del 57,6%, circa 5 punti in meno rispetto alla precedente tornata.

Scendendo nel particolare e facendo un confronto con il 2011-2016 (2012 per Brindisi, 2013 per Roma e Isernia), “la diminuzione della partecipazione è risultata più pronunciata al Nord (-10 punti percentuali) che al Sud (-6). Tra le grandi città, il calo è stato maggiore a Milano (-12,9) e Bologna (-11,7) e anche a Torino ha superato il dato medio nazionale (-9,3)”.

Le premesse, continua l’Istutito Cattaneo, c’erano tutte: dalla “possibile smobilitazione enfatizzata dal ponte del 2 giugno” al “basso profilo della campagna elettorale in comuni anche importanti dove si è notata soprattutto l’assenza di leader politici nazionali (con l’eccezione di alcuni, ad esempio Salvini). Questa combinazione di elementi difficilmente avrebbe contribuito a riattivare la componente di cittadini apatici, sempre più distanziati dalla politica proprio a causa dell’indebolimento del richiamo partitico”.

I risultati delle urne hanno confermato queste premesse: “Il non-voto continua a crescere, collocandosi sotto il 60% (in molte grandi città va a votare poco più di un elettore su 2) e”la partecipazione rallenta la caduta nei centri medio-piccoli del Sud Italia, mentre entra fortemente in crisi nelle grandi città e al Nord”. Con una novità rispetto al passato: “A differenza del precedente turno delle amministrative”, conclude l’analisi, “in molti centri si è aggiunta, ai partiti tradizionali, la presenza competitiva di candidati di forze (ex) nuove come il Movimento 5 stelle o di candidati, come quelli della Lega Nord, in grado di rompere gli equilibri di coalizione tradizionalmente espressi sinora”.

Una presenza che, tuttavia, nonostante le premesse teoriche, non ha frenato l’aumento del non voto: “L’effetto di queste opzioni politiche ulteriori (e più competitive) rispetto a cinque anni fa è stato ambivalente. Da un lato si è aperto uno spazio di scelta importante per quegli elettori indecisi o riottosi. Allo stesso tempo, però, il risultato positivo ottenuto dal Movimento 5 stelle e dalla Lega di Salvini in alcune città anche importanti non è stato sufficiente a frenare l’avanzamento dell’astensione”.

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