L’omicidio, la fuga, e adesso la confessione. Igor Diana, 28 anni, ha ammesso di aver ucciso i genitori adottivi Giuseppe Diana, 67 anni, e Luciana Corgiolu, di 62, massacrati a bastonate e finiti a coltellate nella loro abitazione al numero 13 di via Copernico, a Settimo San Pietro, in provincia di Cagliari.

Durante la notte è stato sentito dal magistrato nell’ospedale di Iglesias dove è stato ricoverato per essere rimasto ferito durante la sparatoria con carabinieri e polizia che hanno messo fine alla sua fuga. Igor Diana è in arrestato per tentato omicidio e porto e detenzione di arma per il  conflitto a fuoco con le forze dell’ordine. Ed è formalmente indagato per omicidio volontario plurimo. Il pm Daniele Caria, che coordina le indagini, chiederà una misura cautelare, inizialmente in ospedale e poi in carcere. L’interrogatorio di garanzia dovrebbe svolgersi martedì prossimo. Il pm ha dato ordine, inoltre, di restituire ai familiari i corpi delle vittime. Gli investigatori della Squadra mobile stanno cercando di accertare il movente, di sicuro da tempo la situazione in casa era difficile, si erano già vissuti momenti di tensione. Quello dei coniugi Diana – sono convinti gli investigatori – è stato un delitto di impeto.

Dopo il duplice omicidio, avvenuto con molta probabilità la notte tra domenica e lunedì, Igor Diana, di origine russa adottato insieme al fratello di 24 anni, è rimasto in casa e ha dormito con i cadaveri dei genitori almeno fino a martedì mattina. Si è cambiato gli abiti più volte nella casa di Settimo San Pietro – dove sono state trovate scarpe e indumenti sporchi di sangue – ed è poi uscito tranquillamente da casa, ha visto amici, ha acquistato droghe leggere (faceva uso di hascisc e marijuana), è andato al bar a giocare alle slot. Quando mercoledì mattina i corpi dei coniugi sono stati ritrovati, Diana aveva già fatto perdere le proprie tracce allontanandosi con il fuoristrada del padre e portando via una pistola. Mentre il fratello minore, che lavora a Roma, era stato subito rintracciato e avvisato della tragedia.

Giovedì (12 maggio), dopo un giorno di caccia all’uomo, un elicottero dei carabinieri lo ha intercettato mentre correva a tutta velocità lungo la Statale 293, nel Comune di Nuxis, un piccolo paese del Sulcis dove i genitori avevano una casa. Il pick-up grigio è stato inseguito lungo la strada da polizia e carabinieri, che lo hanno bloccato. Al momento dell’arresto Igor Diana è sceso dall’auto puntandosi la pistola alla tempia, minacciando di suicidarsi, e poco dopo ha puntato l’arma contro carabinieri e poliziotti che hanno sparato ferendolo al braccio sinistro, gomito fratturato, e di striscio al braccio destro. Il 28enne è poi fuggito a piedi nascondendosi tra i cespugli dove è stato bloccato da un carabiniere. In mano aveva ancora la pistola Beretta. “L’arma si è inceppata – ha spiegato durante la conferenza stampa congiunta tra polizia e carabinieri in questura a Cagliari il dirigente della Squadra mobile Alfredo Fabbrocini – altrimenti avremmo pianto un’altra vittima”. “Chi ha incrociato il suo sguardo per qualche secondo – ha evidenziato il dirigente della mobile – lo ha visto determinato e lucido”.

“Non c’è gloria in questa indagine, non stiamo festeggiando il nostro operato, speri sempre di non vedere mai nella vita due persone che non meritavano di fare quella fine. Chi ha avuto la sfortuna di fare il sopralluogo in quella casa ha visto immagini a cui non ci si abitua mai“, ha aggiunto Fabbrocini. “Il probabile autore di un delitto così assurdo non è il solito criminale che siamo abituati a conoscere  non è un omicida seriale, o un rapinatore”. Ma un semplice figlio.

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