Finisce con diciotto assoluzioni l’inchiesta sulle “spese pazze” per 350mila euro dei gruppi consiliari del Friuli Venezia Giulia. Cade l’accusa di peculato e, a parte tre patteggiamenti e un rinvio a giudizio, se la cavano sia i capogruppo di Pdl e Pd che i consiglieri regionali beneficiari di rimborsi per spese di natura personale e non di rappresentanza per lo svolgimento dell’attività politica.

A Trieste, il gup Giorgio Nicoli ha assolto perché il fatto non sussiste 18 dei 22 indagati, dopo che in una precedente udienza il pubblico ministero Federico Frezza aveva chiesto la condanna di tutti a pene variabili tra un anno e 8 mesi e 2 anni e tre mesi di reclusione. Il giudice ha rinviato a giudizio soltanto il consigliere leghista Ugo De Mattia, ha accolto le richieste di patteggiamento dell’ex presidente d’aula, il leghista Edouard Ballaman (ipotesi di truffa) e Matteo Caldieraro, impiegato di un’agenzia viaggi (favoreggiamento). E’ stata accolta solo in parte la richiesta di patteggiamento di Danilo Narduzzi, ex capogruppo leghista in Regione, che dovrà ritornare di fronte al gup.

Sotto accusa era finito il meccanismo dei rimborsi ai gruppi di Pdl, Pd e Lega. Secondo un sistema collaudato, i capigruppo ricevevano mensilmente 2.200 euro per ogni consigliere. La finalità, stando all’ipotesi del pm Frezza, avrebbe dovuto riguardare il funzionamento del gruppo consiliare o spese di rappresentanza politica. In realtà i soldi venivano girati ai singoli consiglieri regionali, che presentavano ricevute di spesa della più diversa natura, in questo modo appropriandosi di somme molto rilevanti. Nel romanzo delle “spese folli” c’era di tutto: catene per pneumatici, passeggini per bambini, biglietti teatrali, profumi, gioielli, capi d’abbigliamento, acquisti di pesce al mercato ittico o di generi alimentari nei supermercati, vini, mazzi di fiori, lavatrici. C’erano poi enormi quantità di scontrini per spese di minima entità, che portavano il monte di spesa a decine di migliaia di euro per ogni consigliere. Capitolo monumentale quello dei viaggi: da Cortina a Parigi, dall’Estremo Oriente al litorale della Croazia, i consiglieri non si facevano mancare nulla, soprattutto in periodo estivo. Le ricevute per cene erano in alcuni casi perfino imbarazzanti per quanto riguarda il numero dei convitati.

Nel mirino erano soprattutto i tre capigruppo consiglieri, Daniele Galasso del Pdl, Gianfranco Moretton del Pd (che dal 2003 al 2008 è stato vicepresidente della Regione e assessore all’ambiente) e Narduzzi. Dei 349mila euro contestati, 105mila erano stati incassati dal Pdl, 201mila dalla Lega Nord, 19mila dal Partito Democratico e 15mila dal gruppo misto. Il gup depositerà entro 30 giorni le motivazioni di una sentenza che ha negato l’esistenza del reato di peculato. Molto probabilmente, ai fini della decisione, è stata decisiva l’audizione dei funzionari della Regione, che hanno spiegato limiti e procedure dei rimborsi, alla luce della norma di una Regione a statuto speciale come è il Friuli. Era emerso quanto fosse nebulosa la regolamentazione sui rendiconti prima che nel 2013, quando i controlli erano pressoché assenti. Allora fu deciso un autentico giro di vite, proprio alla luce dell’inchiesta penale. A conclusione dell’udienza, il gup Nicoli ha dichiarato: “Il dato oggettivo è che queste vicende in Friuli, per gli imputati assolti, non sono riconducibili per tipologia all’esempio del Lazio: un conto è prendere denaro dal gruppo e metterselo sul proprio conto corrente o comprare immobili. Ma a nessuno in Friuli era contestata l’appropriazione di fondi in questo modo, quanto invece la legittimità dell’ottenimento dei rimborsi per le proprie spese”.

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