Per celebrare Pasquetta arriva la terza puntata nella serie dedicata a smontare, dati alla mano, le fandonie più pervicacemente incistate nelle menti credule.

I mestatori politici hanno l’esigenza pressante di fornire quantità sempre maggiori di carburante elettorale al motore dello spreco pubblico, spacciato ovviamente per redistribuzione del reddito. Pertanto adottano il metodo più efficace e sbrigativo nell’Italia dall’altissimo tasso di analfabetismo funzionale e soprattutto dalla radicata allergia per statistiche e dati: spacciare assurdità inventate di (mal)sana pianta che risuonino come Verità Rivelate tra i neuroni saturi di metadone ideologico e adusi all’apprendimento di slogan semplici e martellanti.

beggar 675

Questo post è dedicato ad una assurdità di stratosferico successo, che si declina nell’assunto che i poveri diventano sempre più poveri (in tandem con l’assunto che i ricchi diventano sempre più ricchi). Non passa giorno senza che venga ripetuta tale litania in decine di trasmissioni radio e TV per rimbalzare poi tra giornali, web e omelie gesuitiche.

I dati sulla povertà nel mondo vengono raccolti dalla Banca Mondiale nel database relativo ai Millennium Goals. I dati completi li trovate a questo link.

Estraiamo i dati sulla percentuale della popolazione che vive con meno di 1,9 dollari al giorno a parità di potere d’acquisto (in dollari reali assumendo come anno base il 2011) soglia che per la Banca Mondiale e altre organizzazioni internazionali definisce la povertà assoluta. Per sfrondare il database eliminiamo dalla lista dei paesi quelli ricchi (dove nessuno vive con meno di 1,90 dollari al giorno) e quelli dove non esistono dati recenti a causa di conflitti o di incuria (Siria, Cuba, Iraq, Egitto, Yemen, Zimbabwe, Gabon, Algeria ecc.).

Iniziamo dai due paesi più popolosi del mondo. In Cina nel 1990 il 66,6% della popolazione viveva in condizioni di estrema indigenza. Nel 2010 (ultimo dato riportato della Banca Mondiale) questa percentuale si era ridotta all’11,2%. In India nel 1993 (primo dato disponibile) il 46,1% della popolazione viveva con meno di 1,9 dollari (in termini reali base 2011) al giorno, percentuale che nel 2011 era scesa al 21,25%.

Simili risultati si registrano per tutti gli altri paesi molto popolosi: ad esempio l’Indonesia è passata dal 57,3% della popolazione in povertà assoluta nel 1990, al 16% nel 2010; il Pakistan è passato dal 59% del 1990 all’8,3% del 2010; il Vietnam dal 49,2% del 1992 al 3,2 del 2012 e così via.

Esistono paesi dove le cose sono peggiorate a causa di guerre ad esempio la Costa d’Avorio o altri fattori traumatici ad esempio la Guinea Bissau, il Venezuela, la Repubblica Centrafricana o la Georgia. Ma si tratta di casi isolati a fronte delle svariate centinaia di milioni di individui affrancatisi progressivamente negli ultimi 25 anni dalle condizioni di povertà estrema.

Senza trascinarla troppo per le lunghe con il post, ho raccolto in questo foglio Excel una versione più accessibile dei dati disponibili nel database della Banca Mondiale a beneficio di chi volesse verificare i dettagli paese per paese e magari inviare il link per coprire di ridicolo gli aspiranti imbonitori.

Articolo Precedente

Sud, finalmente un primato

next
Articolo Successivo

Politica industriale, step 2: smettere di gestire i costi come il salumiere sotto casa

next