La polizia greca sta sgomberando il campo di Idomeni, dove al momento si trovano circa 12mila persone. Non c’era mai stata una comunicazione che annunciasse l’operazione, per quanto i sospetti tra i volontari del campo aleggiassero già da qualche giorno. Lo sgombero comincia oggi e non si sa quanto durerà. Forse l’obiettivo è svuotare il campo prima del 4 aprile, quando cominceranno i respingimenti dalla Grecia alla Turchia. Almeno stando a quanto prevedono i negoziati Turchia–Unione europea. Ma finora la situazione è molto fluida: non è mai esistito alcun coordinamento tra ong per la gestione del campo. E regna il caos.

I profughi di Idomeni saranno trasferiti in altri tre centri a Katerini e Veria, due cittadine distanti circa 120 chilometri da Idomeni e, di conseguenza, molto lontane dal confine. A queste due strutture se ne aggiungerà una terza, a Lamia, dove c’è una struttura che inizialmente doveva servire da colonia estiva e sarà trasformata in centro di accoglienza. “Non abbiamo informazioni sulle condizioni di questi campi, ma monitoreremo la situazione”, afferma un portavoce di Medici senza frontiere. L’altra struttura dove in questi giorni ci sono stati trasferimenti è Kerso, un centro gestito dai militari greci.

Da questa mattina alle ore 9 al campo di Idomeni si sono presentati i primi autobus, mandati dalle autorità greche per svuotare la struttura. E i primi ad andarsene lo hanno fatto su base volontaria. “L’obiettivo è portare via le prime 800-1000 persone dal campo – spiega a ilfattoquotidiano.it il portavoce dell’Unhcr in Grecia, Babar Baloch– Li porteranno in tre campi profughi vicini, mano a mano che si liberano”. L’Unhcr è l’agenzia a cui spetta il coordinamento dell’operazione. “Chiunque abbia visto il campo di Idomeni sa quanto sia difficile la vita lì – aggiunge il portavoce – il trasferimento dei profughi è benvenuto, ma sarebbe servito un maggiore coordinamento”. L’operazione di sgombero è stata accelerata per gli attentati di Bruxelles? “No, si inserisce nel contesto del negoziato Europa-Turchia”, risponde. Eppure il dubbio resta: ci sarebbe margine, infatti, prima che inizino i respingimenti. E non è detto che il sistema introdotto dal negoziato non venga fermato perché in violazione della legge sull’asilo in Europa.

Il portavoce Unhcr Babar Baloch spiega che i primi migranti ad essere stati spostati da Idomeni sono quelli arrivati dopo il 20 marzo. Da allora sarebbero dovuti cominciare i trasferimenti in altre strutture. L’accordo Ue-Turchia, infatti, prevede che i migranti arrivati in Grecia dopo questa data siano registrati in campi ufficiali gestiti dal governo greco e a quel punto chiedano asilo. Dal 4 aprile in avanti, potranno essere rispediti in Grecia e in contemporanea dalla Turchia i richiedenti asilo siriani dovrebbero essere ricollocati in Europa. Ma ancora non è chiaro se il meccanismo funzionerà, anche perché le autorità greche hanno già detto di non avere mezzi a sufficienza.

Secondo i dati dell’Unhcr gli sbarchi in Grecia dall’inizio del 2016 sono stati oltre 134.400, di cui il 59% donne e bambini. La situazione dei campi è al collasso non solo al confine. Anche al Pireo, il principale porto di Atene, si trovano 4.400 persone. E non esiste alcun coordinamento a gestione della tendopoli, sorta spontaneamente. La maggioranza dei campi nelle isole greche si trova nelle stesse condizioni di caos assoluto. Ed è solo l’inizio.

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