Il mondo FQ

Primarie dei giovani del Pd, voto senza testimoni: “State a 100 metri dal seggio”

Nel weekend gli under 30 del Partito Democratico scelgono il proprio segretario: alle urne gli iscritti con tessera possono votare senza documento esibendo il cartoncino di appartenenza ai Giovani democratici. È senza foto e la paura è che possa facilmente essere usato in serie, ma controllare è difficile: una regola scritta prevede che non si possa sostare vicino alle urne
Primarie dei giovani del Pd, voto senza testimoni: “State a 100 metri dal seggio”
Icona dei commenti Commenti

“Senza immaginazione non c’è salvezza”, dice lo slogan dei Giovani democratici. E di immaginazione ce ne vuole, guardando le foto dell’ultimo congresso romano di tre settimane fa, per convincersi che gli iscritti nella Capitale siano duemila. La prova del nove, comunque, si avrà tra oggi e domani quando l’organizzazione junior del Pd sceglierà – ai gazebo – il nuovo segretario nazionale. Così direbbe la logica, ma quello che inizia è di nuovo un weekend di voto destinato a fare polemica.

Cominciamo dai numeri: a Roma, dicevamo, ci sono 1.900 iscritti nel 2015, settecento in più dell’anno prima. Un dato anomalo, visto che a livello nazionale le tessere dei Giovani democratici si sono dimezzate nel giro di pochi anni, passando dai 50 mila del 2012 ai 25 mila del 2015, in linea con l’emorragia di iscritti al Pd “adulto”. Doppiamente anomalo, il baby-boom degli iscritti romani, se si considera che alle primarie per la scelta del candidato per il Campidoglio, domenica scorsa, il voto degli under 30 è stato quasi sconosciuto ai radar dei gazebo.

Quello che si conclude tra oggi e domani, è un congresso scandito da accuse e veleni sulla scarsa trasparenza: inizialmente, il voto degli iscritti ai Gd valeva 1,5 punti e quello dei simpatizzanti soltanto 1, e questi ultimi per votare dovevano obbligatoriamente utilizzare una carta di credito intestata e pagare due euro. Uno studente di Lodi ha fatto ricorso alla commissione di garanzia, che ha sentenziato: ogni voto deve avere lo stesso valore e l’uso obbligatorio della carta di credito discrimina i giovani senza una Visa in tasca. Così, si è deciso di “aprire” le primarie. E pure troppo. Solo i simpatizzanti che si sono iscritti on line entro il 6 marzo devono presentarsi ai seggi con un documento di identità. Agli altri, gli iscritti con tessera, basta semplicemente esibire il cartoncino di appartenenza ai Gd. È senza foto e la paura è che possa facilmente essere usato in serie: chi se ne accorge, se uno viola il regolamento e vota più di una volta? Direte: andate ai seggi a controllare. Ma un’altra regola scritta delle primarie prevede che, escluso il presidente, gli scrutatori e i rappresentanti di lista, nessun altro possa “sostare nei pressi dei seggi e comunque a distanza inferiore di mt. 100”.

L’allarme è alto. E uno dei candidati, Dario Costantino – coordinatore della Federazione degli studenti e “erede” di Fausto Raciti – minaccia di ritirarsi dalla corsa se le primarie non vengono rinviate e le regole riscritte. Non ci sono più, dice, “le condizioni minime per partecipare”: “Risultato a tavolino”. Gli indiziati sono i mentori del suo sfidante, Mattia Zunino: fedelissimo del segretario uscente, Andrea Baldini, e del commissario del Pd Roma Matteo Orfini, figlio dell’ex parlamentare Massimo Zunino (nominato durante il governo Renzi presidente di Mistral Air, la compagnia aerea di Poste Italiane), sostenuto da Davide Ragone, leader dei Future Dem e membro dello staff del ministro Maria Elena Boschi.

La corsa, sulla carta, è un po’ impari. E il risultato di Roma è quello che può spostare il verdetto nazionale. I maligni arrivano a dire che nella Capitale sarebbero pronte delle “navette” per spostare gli elettori da un gazebo all’altro. Ma il clima è di guerra ovunque. Alcuni congressi locali sono finiti in rissa: a Bari il segretario regionale uscente ha tirato lo statuto del partito colpendo un militante, a Napoli l’ex segretaria Antonella Pepe si è dimessa dopo aver denunciato anomalie nel tesseramento a Caserta e Salerno. Ci sono Comuni con meno di 2 mila abitanti dove si sono registrati via web fino a 70 simpatizzanti. Altrove succede l’opposto: sono stati dichiarati anomali 266 iscritti a Monreale, idem a Enna, in Molise e nella provincia di Barletta-Andria-Trani. A Urbino, per dire, non è stata autorizzata l’apertura di un seggio, nonostante ci fossero 15 iscritti on line: quei 15, se vorranno, potranno farsi due ore di autobus e votare a Fano.

 

di Antonio Monti e Paola Zanca

da Il Fatto Quotidiano del 12 marzo 2016

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione