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Cariferrara, dopo Banca Etruria arriva l’insolvenza anche per la Cassa estense. E si apre l’ipotesi bancarotta

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Non solo Banca Etruria. Anche la Cassa di Risparmio di Ferrara è insolvente. Lo hanno stabilito i giudici del Tribunale fallimentare di Ferrara motivando la decisione in cinque pagine. Il testo integrale, pubblicato dal sito della Nuova Ferrara, indica in sintesi che la vecchia Carife è insolvente perché ha accumulato debiti per 467 milioni di euro, potendo contare su attivi pari a zero. Lo stato di insolvenza è presupposto per il fallimento e dal punto di vista penale apre le porte, ai pm che già indagavano sul passato dell’istituto, per l’apertura di un fascicolo per bancarotta. Con tutto ciò che ne consegue per gli ex amministratori.

Come analizza la Nuova Ferrara, si tratta di un buco nero, con poche o nessuna possibilità di onorare i propri doveri nei confronti dei creditori, tra i quali ci sono gli obbligazionisti subordinati “congelati” nella procedura di liquidazione, per oltre 34 milioni di euro. Il dissesto della vecchia banca nasce da una situazione pregressa al commissariamento, che ha prodotto una perdita lorda di 376 milioni tra il primo gennaio 2013 eil 31 marzo 2015, anche a seguito delle svalutazioni rese necessarie nei comparti del credito e delle partecipazioni.

Nel dissesto i giudici fanno ricadere anche la risoluzione stabilita dal Salva Banche del 22 novembre scorso, che ha determinato l’individuazione di ulteriori perdite per complessivi 492,6 milioni, somma che togliendo le obbligazioni subordinate scende a quota 433 milioni. Poiché l’intera azienda è stata ceduta all’ente ponte Nuova Cassa di Risparmio, alla vecchia Carife spa non sono rimasti che i debiti. E così per il ristoro dei creditori non sono rimasti beni immobili da vendere, né crediti da riscuotere o rami d’azienda da far fruttare.

Una possibilità può essere rappresentata dalle azioni di responsabilità nei confronti degli ex amministratori, che la legge sulle liquidazioni coatte amministrative attribuisce direttamente ai commissari liquidatori, cioè Antonio Blandini. Sul piatto ci sono i famosi 100 milioni già richiesti al tribunale delle imprese di Bologna, ma la via è lunga e incerta. Per eventuali cause civili da parte dei risparmiatori può avere importanza il periodo nel quale è maturato il dissesto: la sentenza si focalizza molto sul 2015, quando la situazione della vecchia Carife è precipitata, ma tiene aperta una finestra sulle cause “a monte”, su periodo precedente al commissariamento.

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