Borse e orologi farlocchi? Dimenticateveli. Ormai in Cina stanno facendo molto di più: taroccano addirittura le auto elettriche. Come riportato da diversi organi di stampa locali, tra cui il China Daily, il governo centrale ha attivato un’inchiesta per frode dopo aver riscontrato un aumento abnorme delle immatricolazioni di vetture a emissioni zero soprattutto nelle piccole città.

In Cina, giova premetterlo, il conteggio delle auto elettriche va in un unico calderone insieme a quello delle ibride, in una categoria che prende il nome di “NEV” (New Electric Vehicle). Ebbene, nei primi dieci mesi del 2015 erano state immatricolate 108 mila NEV, ma alla fine dell’anno (due soli mesi dopo) il totale risultava essere ben 379 mila. Al confronto la pratica nostrana delle “Km zero” è roba da dilettanti. Il meccanismo è quello di assemblare, da parte di sedicenti quanto estemporanei marchi, veicoli elettrici low cost di ogni tipo (dalle microcar ai bus) per poi venderli a compagnie di noleggio sempre di loro proprietà. Che esistono solo per accaparrarsi gli incentivi statali.

Il nodo è tutto lì, nei sussidi: puntuali quanto ingenti. Per l’acquisto di un’auto elettrica si ricevono fino a 55 mila yuan (7.500 euro), mentre per un autobus a batterie si sale addirittura a 300 mila yuan (41.000 euro). Se si pensa che una microcar farlocca può costare anche l’equivalente di duemila euro, ci si può fare un’idea sull’entità del guadagno.

Molti commentatori cinesi hanno criticato la generosità degli incentivi, che avrebbe messo l’acquolina in bocca ai malfattori di turno. L’intento dello stato, in realtà, era quello di favorire la diffusione di mezzi che ponessero freno a un inquinamento che ormai da tempo ha superato i livelli di guardia.Il problema, semmai, è anche la mancanza di controlli sulla sicurezza. E soprattutto la concessione di agevolazioni: le elettriche non hanno obblighi di iscrizione a registro o limiti di utilizzo. Per fare un esempio, in Cina chi compra un’auto deve poi acquistare anche la targa: dato il gran numero di immatricolazioni, queste sono contingentate. A volte i possessori vengono estratti a sorte, addirittura col metodo della riffa, e comunque una targa può arrivare a costare quasi 12 mila euro. Se invece si acquista un NEV, per ottenere la targa si pagano solamente 112 euro di tassa amministrativa. Truffa doppia, quindi.

In attesa dei risultati dell’investigazione, tuttavia, il governo centrale si è tutelato: gli incentivi per l’acquisto di NEV diminuiranno gradualmente, fino a sparire nel 2020. Il problema è che finora sono già stati spesi 37 miliardi di yuan (oltre 5 miliardi di euro), e nei prossimi quattro anni se ne spenderanno altri 63 (quasi 8,6 miliardi di euro), secondo le stime della società di consulenza Gao Feng Advisory Co. Quello di aver chiuso la stalla dopo che i buoi sono scappati, è più di un sospetto.

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