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Bari, Reggio Calabria, Roma. Sono queste le tre città che ospiteranno un raduno di fan del misogino Daryush Valizadeh che, con lo pseudonimo di Roosh V, pubblica e vende libri che parlano di singolari metodi di seduzione e delle maniere in cui un uomo può forzare la donna quando è fragile, puntando sul suo senso di colpa, meglio se si tratta di una ragazza con disordini alimentari, e mai fermarsi ai “No” approfittando della sua ubriachezza.

Nella fase matura di questo grandissimo scrittore egli è arrivato alla originale conclusione per cui si dovrebbe rendere legale lo stupro, se realizzato “su suolo privato”… “affinché le donne si assumano le proprie responsabilità ed evitino eventi facilmente prevenibili”. Sul post “Come fermare lo stupro” attacca le donne che, secondo questo genio, il giorno dopo aver fatto sesso denuncerebbero per stupro l’uomo con cui hanno fatto sesso perché si sentono in colpa o tristi.

La sua geniale idea sarebbe quella di responsabilizzare le donne affinché sappiano di essere le uniche responsabili dello stupro che subiranno. Al solito si tirano fuori le solite banali tesi per cui una donna stuprata è come un uomo rapinato. Se vai in un quartiere malfamato con un portafogli pieno di soldi ovvio che ti rapineranno. Se vai in giro con la minigonna naturalmente ti stupreranno. A nessuno viene in mente di dire che, se vai in giro a stuprare donne, dovresti aspettarti di essere malmenato. D’altronde lo stupro è un’aggressione. E’ il crimine di cui si parla. Portare la minigonna non è un crimine e la donna aggredita ha tutto il diritto di difendersi e picchiare duro lo stronzo che tenta di stuprarla, anche se molte semplicemente subiscono, in silenzio, sperando che tutto finisca, per non causare reazioni violente nello stupratore che potrebbe ucciderle.

Ora si parla di raduni, organizzati in città di varie, in cui i fan del blogger si riuniranno il 6 febbraio. In Australia e Scozia hanno raccolto molte firme per impedire che i raduni pubblici si svolgano. In Italia preferiamo occuparci del divieto all’unione per coppie gay, e questo si che cambierebbe le cose in meglio, non è vero?

Sarcasmo a parte, approfitterei della news per mollare, gratis, un commento che mi piacerebbe fosse recepito da uomini e donne.

Lo stupro non è paragonabile al furto. Il furto parla di proprietà. La donna non è di proprietà di nessuno, dell’uomo, della famiglia, o del contesto sociale, come si riteneva prima. La donna non è un oggetto che puoi prendere se lo desideri. È una persona, e questa cosa deve entrare in testa a tutti prima o poi. In quanto persona merita rispetto per la sua volontà, la sua scelta, che deve essere sempre rispettata grazie a segnali chiari ed inequivocabili che riguardano il suo consenso. Una donna che è ubriaca non può dare alcun consenso e se è troppo debole per reagire e tu continui, in ogni caso, è stupro. Se da ubriaca non sarà in grado di dire o fare nulla è chiaro che reagirà il giorno dopo o l’altro ancora, quando realizzerà quel che le è successo.

Le donne possono vestirsi come vogliono. Devono poter avere la libertà di girare come e quanto vogliono, da sole o in compagnia, perché gli uomini non sono potenziali stupratori che resistono malamente alle provocazione. Gli uomini sono meglio di così e tuttavia a volte sono interpreti di una cultura, dello stupro, che è alimentata da chiunque giustifichi ogni aggressione colpevolizzando la vittima invece che delegittimare, criminalizzare, il comportamento dello stupratore.

Esiste anche lo stupro nel contesto privato, in convivenze, matrimoni, e con ciò non capisco perché il misogino vorrebbe legalizzare lo stupro “su suolo privato” (privato di che? Di raziocinio?) come se il suo insegnamento, la sua lezione morale, sputata fuori con codardo paternalismo, potessero significare qualcosa per le donne. Intendiamoci: di lui penso che sia un misogino come un altro che raccoglie attorno a sé gli umori di altri misogini che farebbero di tutto pur di non rimettersi in discussione. Non fosse che sono davvero curiosa di sapere chi sono i fan italioti del sessista non ne scriverei, ma certe cose cominciano così. Prima un incontro, poi due, poi tre. Un po’ come gli eventi degli antiabortisti in cui si parla di prevaricazione delle donne negando loro la libertà di scelta. Di altrettanta prevaricazione parliamo quando si racconta che una donna va violata per diritto, così lei impara e capisce che non dovrà più provocare.

Ne parlo perché so che quel che scrive costui corrisponde a una mentalità diffusa. Orrenda, imperdonabile, oscena, volgare e maschilista. E se siamo fermi a questo, ancora, nel 2016, è chiaro che è necessario parlarne raccontando a certe femministe, per esempio, che elargire norme rigide e sovradeterminare le donne, qualunque sia la loro scelta, personale o professionale, non è fatto diverso da quel che compie un antiabortista o un autore di giustificazioni allo stupro.

Come si risponde a una provocazione di questo tipo? Non mostrando donne con lividi, fragili, impotenti, bisognose di protezione, ma mostrando le donne per quel che sanno fare per salvarsi da sole. Io penso che quando subisci un’aggressione prima o poi dovrai reagire. Che so: in India le donne girano con i bastoni. Serve un linguaggio che non vittimizzi le donne ma ne rafforzi la capacità di reazione, la grinta, la forza, la capacità di resistere e sovvertire tutto quello che le imprigiona, dentro e fuori casa.

Guardatevi. Guardate le vostre vite. Se siete riuscite a liberarvi da contesti maschilisti, da padrini e padroni. Se avete rimesso in discussione i vostri contesti familiari, relazionali, amicali, professionali, sapendo che vi avrebbero comunque fatto pagare un prezzo. Sapendo che la propria personale rivoluzione si paga con l’esclusione, la malafede, la colpevolizzazione, a volte anche con la vita. Se vi siete guadagnate il diritto di poter essere fiere di voi o se ancora siete subordinate a contesti dei quali non potete o non riuscite a liberarvi. Tutto questo fa di voi delle potenti partigiane, pioniere che reinventano vita, cultura e mentalità, per voi stesse e le figlie che verranno. Per uomini, donne, per chiunque. Tutto questo vi rende delle combattenti capaci di mettere in discussione norme e ruoli di genere imposti e di tenere testa a chiunque, in qualunque circostanza. E’ questo che siete: delle combattenti, e chi decide di farvi violenza dovrà sapere che, a prescindere dal fatto che vincerete o perderete, si troverà di fronte una donna che riassume le tante lotte fatte da tutte le donne del mondo, in ogni età, secolo, contesto, nazione. Ogni minuscolo frammento della vostra pelle è ispessito dalle lotte di altre donne come voi.

Uno stupratore invece non è altro che un codardo misogino che riassume in sé la parte più ignobile che alcuni uomini insistono nel mantenere in vita. Sono dei miseri fantasmi del passato. Stupidi strascichi di un patriarcato che scompare e lascia in giro nostalgici di un’epoca in cui sopraffare una donna, negarle il diritto alla libera scelta, poteva essere non solo più facile ma addirittura un diritto di tutti gli uomini sulla faccia della terra. Sono fantasmi di quelli che sulla nostra pelle hanno costruito recinti fatti di privilegi dei quali le donne non potevano usufruire. Uno stupratore non è nessuno. Non è niente. Non è che immondizia che si deposita ai lati delle strade, assieme al fango e alla polvere, e che altre persone, uomini e donne, sapientemente spazzano via. Sarete spazzati via, tutti, perché altri sanno che il piacere sessuale deriva dalla consensualità, dal godimento reciproco, dal sesso praticato da chi non nega alle donne di mostrare la propria forza e capacità di iniziativa.

Non siete voi, le donne, a essere inadeguate e a dovervi rinchiudere. Sono loro, gli stupratori, a dover fuggire da voi perché il tempo per le parole è finito da tanto, ormai, e perché per ogni stupratore c’è una donna che merita il diritto alla legittima difesa. Legalizziamo l’autodifesa collettiva. Da parte delle donne, perché si rendano conto di quanta autostima e sicurezza derivi dalla capacità di salvarsi da sole. Per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa. Alla provocazione rispondiamo con un’altra provocazione. Nessun invito al linciaggio o alla vendetta. Solo, ricordate, noi siamo qui. Pronte. Qualunque cosa voi proviate a fare.

Perché lo stupratore commette una violenza. La violenza di genere non si può giustificare. Mai.

Update: nelle ultime ore pare che gli incontri, viste le reazioni, siano stati annullati. Intanto i contenuti che costoro vorrebbero diffondere stanno però sempre lì.

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