Il nostro collega Marco Lillo è indagato per aver pubblicato le intercettazioni dell’indagine “Breakfast” sui fondi della Lega Nord, condotta dalla procura di Reggio Calabria. La Direzione investigativa antimafia reggina gli ha consegnato un ordine di esibizione di documenti per la sua inchiesta giornalistica “I segreti del potere: una serie di articoli pubblicati su Il Fatto Quotidiano e ripresi da ilfattoquotidiano.it, che offrono un affresco su fatti di elevato interesse pubblico che emergono dalle telefonate intercettate. Documento che il Fatto ha deciso di pubblicare in ossequio ai doveri di cronaca.

Questa mattina (8 gennaio), una decina di agenti della Dia, a bordo di due auto, ha fermato Lillo a Roma. Se non avesse ottemperato alla richiesta, sarebbe stata effettuata una perquisizione. L’atto istruttorio è stato emesso dal procuratore Federico Cafiero De Raho e dagli aggiunti Calogero Gaetano Paci e Gerardo Dominijanni. Lillo è indagato in concorso con un pubblico ufficiale ancora non identificato per aver rivelato materiale coperto da segreto. Secondo i magistrati, lo avrebbe fatto “al fine di procurare a sé o ad altri un indebito profitto patrimoniale”. Che consiste – si legge nel provvedimento di perquisizione – “nel fine di incrementare le vendite con la pubblicazione (…) di notizie riguardanti esponenti della politica e delle istituzioni”. Una tesi più che discutibile, visto che il dovere di ogni buon cronista è quello di pubblicare ogni fatto e circostanza di pubblico interesse.

I documenti grazie ai quali Lillo ha scritto l’inchiesta “I segreti del potere” gli erano stati inviati in un plico anonimo. Al suo interno erano contenute le intercettazioni effettuate dalla Dia durante l’inchiesta che va avanti in gran segreto dal 2012, ed è coordinata dal pm Giuseppe Lombardo e dal procuratore Federico Cafiero De Raho. A Marco Lillo va la solidarietà di tutta la redazione de Il Fatto Quotidiano e de ilfattoquotidiano.it.

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