Non sarà l’immondizia per le strade di Livorno a rovinare la reputazione dei cinquestelle, ma di certo quell’immondizia è una lezione che servirà ai tanti che il Movimento candiderà per la conquista delle città nella prossima tornata amministrativa. Vero, ci sono troppi corrotti in giro, è certo che la politica spesso è piegata a interessi di parte, ed è certissimo che i poteri affluenti e dominanti condizionano, corrodono, deturpano l’etica pubblica. Può finanche darsi che il sindaco Filippo Nogarin, e i manager che ha indicato nell’ultimo anno e mezzo, abbiano fatto il possibile per sottrarre l’azienda municipalizzata al fallimento e può anche darsi che la strategia verrà premiata.

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Quel che è invece certissimo è che se quella stessa città, nelle medesime condizioni di oggi, fosse stata amministrata da altri, e queste scelte fossero state le scelte di altri, i cinquestelle l’avrebbero incasellata come un piccolo e triste capitolo della vasta letteratura del malgoverno.

Ecco perciò che Livorno diviene una lezione preziosa per coloro che credono che il bene stia tutto di qua e il male tutto di là. Che i competenti abbiano una sigla di provenienza, un marchio doc come il parmigiano. E che basti un clic tra gli iscritti, una cosina veloce veloce, per promuovere un candidato e annunciare il Profeta, in questo caso la ramazza universale. Come si nota – nonostante le buone intenzioni – poi l’immondizia vince.

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