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Attentati Parigi, le testimonianze: “Come una folata di vento nel grano. Cadevano tutti: morti, feriti e vivi”

I sopravvissuti alla strage del Bataclan raccontano i momenti di terrore: “Le esplosioni e i colpi si confondevano con la batteria a raffica degli Eagles of Deth Metal". “Il commando era composto da tre persone. Sparavano nel mucchio”
Attentati Parigi, le testimonianze: “Come una folata di vento nel grano. Cadevano tutti: morti, feriti e vivi”
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“E ‘stato come una folata di vento nel grano. Cadevano tutti, morti, feriti e vivi”. Arrivano a blocchi, a ondate, le testimonianze dei sopravvissuti alla strage al Bataclan, luogo scelto con attenzione dai terroristi che volevano trasformare un tempio del divertimento in una gabbia per topi da freddare a sangue freddo. Ognuna aggiunge un pezzetto al racconto collettivo di terrore che si sta scrivendo in queste ore. “Le esplosioni e i colpi si confondevano con la batteria a raffica degli Eagles of Deth Metal“, il gruppo rock americano che si esibiva A raccontarlo è Pierre Janaszak, 35 anni, conduttore radiofonico scampato per miracolo alla carneficina. La sua testimonianza è una ricostruzione precisa dell’incursione ma anche dello stordimento, del panico e della paura che non finisce neppure dopo l’intervento delle teste di cuoio, quando i terroristi sono a terra ormai inermi. 

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“Erano tre e penso che abbiano tirato nel mucchio. Erano armati di grossi calibri, credo fossero Kalashnikov. E’ stato un inferno di raffiche. Hanno continuato a sparare. C’era sangue dappertutto, corpi ovunque. Noi sentiamo urlare, ognuno cerca di fuggire, persone calpestate, è stato un inferno”. Racconta di essersi chiuso in bagno, al piano superiore e di aver esserne emerso solo quando la polizia gli ha intimato di aprire la porta e uscire. Perfino la liberazione, nel delirio di quei minuti, è un tuffo nella paura: “Mi hanno chiesto di mettermi a torso nudo prima di uscire, per assicurarsi che non ho avuto una bomba su di me”. 

I sopravvissuti parlano di una scena apocalittica. Un giornalista Libération intervista un giovane turco di 23 anni, Fahmi B, per la prima volta a Parigi. Il ragazzo non ha le scarpe, solo s. “Io ero nel pozzo, quando all’improvviso ho sentito un rumore, come petardi. Al momento ho pensato che fosse parte dello spettacolo, e poi mi sono voltato e ho visto una persona che aveva preso una pallottola in un occhio. Si è alzata ed crollata. Lì, tutti si gettavano terra e i morti e vivi finivano per confondersi. Io stesso ero sdraiato in posizione fetale, ma i miei piedi eranos bloccati dal corpo di qualcuno. Sono riuscito a sfilare i piedi fuori delle scarpe e sono corso dietro le quinte, perché una porta di uscita era proprio lì accanto. Con altre tre persone che sono rimaste ferite.

La meglio l’ha avuta chi ha capito prima cosa stesse succedendo e ha trovato vicino una via di fuga. Grégoire, Nicolas e Thomas, che erano al primo piano della sala da concerto raccontano così la loro corsa per salvarsi: “I killer sono arrivati ​​mezz’ora dopo l’inizio del concerto, presso l’ingresso principale. Hanno sparato a tutti quelli che erano al bar. Poi abbiamo visto un movimento nella fossa. E ‘stato come una folata di vento nel grano. Cadevano tutti, morti, feriti e vivi. Anche se non avete esperienza della guerra, abbiamo subito capito cosa stava succedendo. Abbiamo seguito un guardiano che deve essere sopravvissuto. Siamo stati separati dalla forza delle circostanze, due di noi sono finiti sul tetto. Altri in una stanza dove hanno atteso la polizia. Abbiamo aspettato due ore sul tetto, eravamo una cinquantina, si in trappola come topi, tra rumori di spari ovunque”.

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