Un’avaria tecnica forse. Ma c’è anche una rivendicazione dell’Isis che tiene il mondo col fiato sospeso. E nel frattempo proseguono le operazioni di ricerca dei corpi delle 224 vittime tra telefonini che ancora squillano a vuoto. E’ una tragedia senza fine quella del volo 7K9268 partito da Sharm el-Sheikh e diretto a San Pietroburgo che questa mattina si è schiantato sulle alture centrali del Sinai, provocando la morte di tutte e 224 le persone a bordo, compresi 24 bambini. Si tratta di un aereo russo, un Airbus 321 della “MetroJet” – ex compagnia Kogalymavia – decollato dall’aeroporto egiziano alle 7.21 (ora italiana).

Due compagnie aeree, Lufthansa e Air France, hanno deciso di evitare di volare sopra la penisola del Sinai fino a quando non sarà chiarito cosa ha causato la tragedia aerea. “Continueremo ad evitare la zona fino a quando non è chiaro cosa abbia causato l’incidente”, ha detto un portavoce della principale compagnia aerea tedesca che ha meno di 10 voli al giorno che attraversano la zona. Stessa decisione per il vettore francese.

Le autorità egiziane in serata hanno detto di non aver ricevuto alcuna richiesta di soccorso dall’aereo russo. In un primo momento si era parlato di un tentativo di atterraggio di emergenza da parte del pilota. Il primo ministro egiziano Sherif Ismail in mattinata aveva detto in conferenza stampa che le autorità non ritengono ci siano attività “irregolari” dietro il disastro aereo sul Sinai, precisando comunque che solo l’esame della scatola nera potrà fare luce sulle cause del disastro. Un team russo è atteso in serata in Egitto, ha aggiunto il primo ministro, come riferiscono i media arabi.

La scomparsa dai radar, l’ipotesi del guasto
Le sue tracce si sono perse intorno alle 8 del mattino dopo il decollo dalla località sul Mar Rosso. Secondo i funzionari egiziani non ci sono sopravvissuti. Dell’aereo si sarebbero perse le tracce circa 23 minuti dopo il decollo, sopra i cieli della città cipriota di Larnaca. L’aviazione militare egiziana avrebbe individuato presto i rottami. L’ipotesi per ora più accreditata è il guasto tecnico.  Sul posto si sono recati anche il primo ministro egiziano, Sherif Ismail, insieme ad altri ministri del suo governo. Ayman Al-Mokadem, capo della commissione che indaga sull’incidente, ha affermato che il pilota dell’aereo dopo aver essersi accorto del guasto ha riferito alle autorità dell’aviazione di voler atterrare nell’aeroporto più vicino. Lo schianto è poi avvenuto appunto mentre provava ad atterrare all’aeroporto di El-Arish, nel nord del Sinai, quando ormai il mezzo era uscito dagli schermi di controllo. In serata però le autorità egiziane hanno detto di non aver mai ricevuto richieste di soccorso.

Le ricerche in corso. Recuperate le scatole nere
A bordo, oltre sette membri dell’equipaggio, c’erano 217 passeggeri: 214 erano russi e tre ucraini; inoltre 132 erano donne, 62 uomini e 24 bambini. Il governo egiziano ha fatto sapere inoltre che i corpi delle vittime vengono portati al Cairo nell’obitorio di Zeinhum, il principale della città.Al momento sono stati recuperati 120 corpi. Lo riferisce un funzionario della sicurezza che si trova sul posto: “Sentiamo molti telefoni che squillano, molto probabilmente appartengono alle vittime, e le forze di sicurezza li stanno raccogliendo e mettendo in una borsa”, ha aggiunto la fonte. Una squadra dell’aviazione civile egiziana ha intanto recuperato le scatole nere.

Il dramma dei parenti all’aeroporto
 Dall’aeroporto giungono le immagini, strazianti, dei parenti delle vittime.

“Lo abbiamo abbattuto”: la rivendicazione dell’Is tra video e smentite
In un primo momento si era ipotizzato un attentato, dato che nell’area l’esercito egiziano sta combattendo i militari dell’Isis. In particolare il gruppo “Wilayat del Sinaì”, ossia “Provincia del Sinaì”, il nome assunto da Ansar Bayt al-Maqdis quando un anno fa ha giurato fedeltà all’Is. Dopo alcune ore sul web è comparsa una rivendicazione, con testo e video, dell’abbattimento dell’aereo. Questo il filmato che circola in rete, sulla cui autenticità non si hanno conferme e anzi fonti della sicurezza egiziana e autorità di Mosca mentiscono con forza, affermando che il velivolo “volava a un’altitudine tale da non poter essere abbattuto dai jihadisti”.

L’abbattimento, si legge nella rivendicazione, sarebbe stato deciso “in risposta agli attacchi aerei della Russia in cui sono stati uccisi centinaia di musulmani sul territorio siriano”. Il 30 settembre la Russia ha lanciato in Siria una campagna aerea contro i gruppi anti Assad, fra cui proprio l’Isis. Sul punto sono intervenuti esperti, citati dalla Bbc, che hanno confermato come  i jihadisti della ‘Provincia del Sinaì in effetti dispongano di lanciamissili terra-aria, ma che l’aereo viaggiava a un’altitudine tale (circa 9.500 metri) da essere fuori dalla gittata dei lanciamissili. Anche il ministro il ministro dei Trasporti russo, Maksim Sokolov citato dall’agenzia Interfax, smentisce questa versione.  “Non può essere considerata attendibile”, ha dichiarato il ministro.

Le indagini sulla compagnia russa
Il presidente russo Vladimir Putin  ha deciso di organizzare una commissione di Stato per indagare in modo più approfondito sulle cause dell’incidente. Ha ordinato al ministero per le Situazioni di emergenza di inviare un aereo sul luogo dello schianto, in appoggio alle autorità egiziane. Giunti sul posto, gli 
investigatori russi hanno perquisito gli uffici moscoviti della compagnia aerea Kogalymavia, che opera da alcuni anni con il marchio Metrojet. Gli investigatori stanno anche interrogando a San Pietroburgo gli impiegati dell’agenzia turistica Brisco, che ha organizzato il tragico volo Sharm el-Sheikh-San Pietroburgo. Secondo Fontanka.ru, Kogalymavia e Brisco farebbero parte di una stessa holding il cui proprietario di fatto – sempre stando alla testata online – è un imprenditore di origine cecena, Ismail Lepiev. 

L’indagine dovrà fare chiarezza sulle notizie fornite dal regolatore russo dei trasporti, Rostransnadzor, che in mattinata aveva fatto sapere di aver riscontrato “violazioni delle norme di sicurezza” l’ultima volta che aveva compiuto un controllo di routine sulla compagnia aerea russa Kogalymavia, la stessa che operava il volo dell’aereo caduto stamattina in Sinai. Secondo l’agenzia Ria Novosti, che cita fontidell’aeroporto di Sharm el-Sheikh, i piloti dell’Airbus lamentavano da alcuni giorni problemi di avviamento a uno dei motori. Secondo la compagnia, che dal 2012 opera con il marchio Metrojet, il comandante, Valeri Nemov, “era molto esperto e aveva alle spalle oltre 12.000 ore di volo”.

Moratoria delle compagnie sull’area
L’ipotesi di un atto terroristico ha fatto prendere contromisure alle altre compagnie che sorvolano l’area dell’incidente. Lufthansa e Air France-KLM, in particolare, hanno deciso che eviteranno di sorvolare la penisola del Sinai in attesa che vengano chiarite le cause dello schianto dell’aereo russo con 224 persone a bordo caduto stamattina. Lo hanno annunciato le portavoci delle due compagnie aeree. Lufthansa ha meno di 10 voli che passano nella zona, ha spiegato la portavoce della compagnia tedesca.

Le reazioni, il cordoglio internazionale
La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha telefonato al presidente Putin e gli ha porto le condoglianze per il disastro aereo. “La Germania è in lutto con la Russia per le vittime”, ha detto Merkel a Putin. Anche il presidente egiziano Abdul Fattah al-Sisi ha telefonato a Putin assicurando che permetterà agli esperti russi di partecipare alle indagini per accertare le cause dello schianto. “Le mie sincere condoglianze a familiari e amici delle vittime del volo 7K9268”. Così su Twitter il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz.

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