Il Monte dei Paschi di Siena ha chiuso quella che secondo l’amministratore delegato Fabrizio Viola era “l’ultima operazione problematica” legata alla passata gestione della banca. Cioè il contratto derivato Alexandria stipulato con la banca giapponese Nomura, quello che la Bce lo scorso aprile aveva chiesto di eliminare prima possibile perché rappresentava “un rischio permanente sul patrimonio” di Rocca Salimbeni. Il costo della transazione per Mps sarà di 359 milioni, 400 in meno rispetto ai 799 previsti da contratto per la chiusura anticipata. L’impatto negativo sul conto economico 2015 sarà di 88 milioni al netto delle imposte, ma il patrimonio netto ne uscirà incrementato di 257 milioni, stando al comunicato della banca.

“Questo importante risultato rafforza patrimonialmente Mps, migliora la sua redditività prospettica e normalizza la sua posizione finanziaria”, ha commentato Viola mercoledì sera. “La transazione è stata possibile grazie al costruttivo contributo dell’attuale management di Nomura e chiude il contenzioso”. In questo modo viene archiviato il contenzioso aperto dal Monte dei Paschi contro Nomura davanti al tribunale di Firenze, così come il procedimento intentato dalla banca giapponese davanti alla Corte inglese. Mps in quella sede aveva chiesto ai giapponesi, all’ex presidente Giuseppe Mussari e all’ex direttore generale Antonio Vigni un risarcimento da 1,5 miliardi. 

Lo scorso anno Mussari, Vigni e l’ex capo dell’area finanza Gianluca Baldassarri sono stati condannati a tre anni e sei mesi per ostacolo in concorso alla vigilanza proprio in relazione all’occultamento del contratto stipulato per la ristrutturazione del derivato. L’operazione prevedeva che Nomura finanziasse Mps per l’acquisto di 3 miliardi di euro di Btp con scadenza 2034. Obiettivo, nascondere il buco causato nel bilancio della banca di Siena.

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