“Quattro proposte sull’immigrazione”. È questo il titolo di un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, e che porta la firma del consigliere comunale torinese del Movimento 5 Stelle Vittorio Bertola, su uno dei temi più scottanti del dibattito politico, analizzato in questa occasione dal punto di vista della sicurezza. Bertola propone, innanzitutto, un “giro di vite sui permessi di soggiorno per protezione umanitaria, che solo l’Italia concede in massa”. Per l’esponente grillino, “da noi quasi un asilo politico su due viene dato a persone che non ne avrebbero diritto secondo i trattati internazionali sui rifugiati, ma che noi accogliamo comunque per ‘gravi motivi umanitari’. Negli altri Paesi europei – continua il consigliere comunale di Torino – questo tipo di permessi non esiste o viene usato in maniera molto minore, da noi invece con questa motivazione si fanno entrare persone che non dovrebbero. Perché? Proprio per alimentare l’industria dell’accoglienza”.

Il secondo punto toccato nel post riguarda il rimpatrio forzato delle persone a cui viene respinta la domanda di asilo. “Non è ammissibile – scrive Bertola – che anche a quel 40-50% di domande che viene respinto corrisponda di fatto una ammissione in Italia, come clandestini, perché ci si limita a consegnargli un foglio con scritto ‘devi lasciare il Paese: fallo tu, ok?’”. Per l’esponente a cinque stelle “se uno deve essere espulso deve essere accompagnato alla frontiera e/o caricato su un aereo per il suo Paese d’origine, a forza se necessario”. Strettamente legato a questo aspetto è anche il terzo punto delle proposte, cioè “l’istituzione di una procedura specifica per la trattazione dei ricorsi contro il diniego dell’asilo”. “Non è possibile – si legge nel post – che uno che non ha diritto d’asilo, anche palesemente, possa restare in Italia per anni semplicemente facendo ricorso contro il provvedimento di diniego, perdipiù a spese nostre perché essendo nullatenente gli avvocati li paghiamo noi. È giusto dare una possibilità di ricorso per evitare abusi, ma essa segua un suo percorso d’urgenza in modo da venire evasa nel giro di un mese o due”.

La quarta proposta, infine, riguarda la sorveglianza dei profughi nei centri di accoglienza. Bertola chiede maggiori controlli e lo fa attraverso l’esempio di un profugo senegalese a Torino che “per settimane uscita tutte le mattine alle 5 dal suo ostello (pagato da noi) e andava a rapinare e accoltellare le donne alle stazioni della metropolitana. Dopo 8 rapine violente l’hanno preso, e ci si chiede: ma la cooperativa che gestiva l’accoglienza non si è mai accorta di niente?”.

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