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Islam, rimossero tappeto per preghiera in Comune a Torino: indagati due consiglieri Lega Nord

Sono accusati di aver violato la Legge Mancino dopo il blitz nel centro di preghiera allestito in Municipio per gli ospiti musulmani. "Il loro gesto è stato un gesto politico", ha commentato il segretario del Carroccio in Piemonte Roberto Cota, "non contro la religione islamica o chi la pratica, ma contro la assurda e provocatoria scelta del sindaco"
Islam, rimossero tappeto per preghiera in Comune a Torino: indagati due consiglieri Lega Nord
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I consiglieri comunali torinesi Fabrizio Ricca e Roberto Carbonero, della Lega Nord, sono indagati per la violazione della Legge Mancino. L’accusa in relazione al loro blitz nel centro preghiera allestito in Municipio per gli ospiti musulmani di un forum. Il centro preghiere per i musulmani era stato allestito nella Sala Matrimoni di Palazzo Civico per gli ospiti di un forum sulla moda islamica. “Nulla contro la religione musulmana, ma il Comune è luogo laico e istituzionale”, avevano detto i due esponenti del Carroccio subito dopo avere rimosso il tappeto steso per la preghiera dei musulmani.

“Il loro gesto è stato un gesto politico”, ha commentato il segretario della Lega Nord Piemonte Roberto Cota, “non contro la religione islamica o chi la pratica, ma contro la assurda e provocatoria scelta del sindaco”.

L’episodio ha dato vita ad un vero e proprio caso politico, nel quale sono intervenuti anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, secondo cui impedire a chiunque di pregare è da “irresponsabile”, e l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, che ha auspicato parità di trattamento per i fedeli di ogni culto. Il sindaco di Torino, Piero Fassino, aveva parlato di “comportamento indecente e offensivo per la città e per i suoi ospiti”. La procura di Torino aveva subito affidato alla Digos, che ha acquisito il video del blitz, gli accertamenti del caso per valutare gli eventuali rilievi penali dell’episodio. I due consiglieri comunali indagati compariranno martedì 4 agosto davanti ai magistrati che indagano sulla vicenda.

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