Scrivo per ragionare di gender, personaggio parecchio nominato in quest’ultimo periodo. Definito dai partecipanti al Family Day “lo sterco del diavolo” è diventato uno spunto per realizzare meme di ogni tipo. Perché possiamo anche prestare attenzione a quel che fanno certi cattolici, o neocatecumenali che dir si vogliono, ma in una cosa non si contraddicono mai.

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Immagini tratte da Facebook

Qualunque sia l’argomento del quale si parla possiamo contare su una certezza. Quel certo contesto non sa produrre idee nuove, originali, e dunque per secoli non fa altro che propinarci lo stesso pretesto per causare fobie. Il diavolo, è sempre quello, che si nasconde dietro mille parole. Un tempo erano le ostetriche, e parliamo dell’inquisizione, poi erano le curatrici che adoperavano le erbe, poi erano le donne sessualmente attive al di fuori dal matrimonio, le adultere, quelle che non si sottomettevano al volere della chiesa, ché tutto vuol dirigere e comandare in ogni angolo della terra.

Alcuni dei partecipanti alla manifestazione, mi riferisco a gruppi di estrema destra, immagino che usino ancora, a volte, il migrante, lo straniero, il negro, per causare paura. Oggi, però, il ruolo del baubau per eccellenza spetta al gender. Allora bisogna collocare la parola nei contesti giusti, perché quel che è successo in piazza cos’altro può essere se non un esorcismo collettivo? Anzi no. C’è il gender che provoca terremoti e tsunami, poi c’è la donna, che lascia l’uomo per un’altra donna, che manda all’inferno l’uomo che resta senza amore, e per ciò stesso egli può uccidere. Un grazie a Kiko Arguello per averci illuminato circa le ulteriori colpe da assegnare alle donne che vengono ammazzate.

Un grazie va anche a chi ha definito i gay contronatura, a chi vomita pensando a bambini adottati da una coppia gay, a tutti coloro che rendono questo mondo ancora fermo ai tempi dell’inquisizione o, volendo trovare un altro elemento di riferimento, ai tempi del fascismo. C’è sempre un nemico esterno da inventare per tenere unito il branco, perché altrimenti si scioglie e cosa si può inventare per tenere fermi e attenti quei volti rapiti da una mistica che sa di suggestione?

Ho letto anche di analisi filosofiche sulla futura frammentazione delle famiglie. Come si fa a tenere unite le famiglie quando non vogliono affatto essere tali? Non si può semplicemente avere rispetto delle scelte altrui? Invece no. Sarebbe troppo semplice, perché se non c’è qualcuno da obbligare con regole e norme imposte, non ci si diverte. Bisogna trovare un punto da cui far partire la protesta affinché le forche siano pronte per impiccare qualcuno.

Volete sapere cos’è il gender? Volete proprio? Ecco: è il fatto di considerare una donna come accessorio affettivo in favore dell’uomo solo perché di sesso femminile. E’ il fatto di considerare l’uomo un po’ stronzo, a prescindere, al punto tale da definirlo incapace di sopportare la fine di una relazione. Perché non tutti gli uomini uccidono.

Cos’altro è il gender? Il fatto di considerare un genitore incapace solo perché gay. E’ il fatto di proiettare su altre persone i propri bisogni, che saranno quelli della Miriano, di Adinolfi, dei neocatecumenali, quando in realtà basterebbe semplicemente lasciare che al mondo ciascuno viva seguendo le proprie regole.

Il gender è il fatto di considerare una donna sottomessa perché donna. E’ il fatto di considerare un gay contronatura perché la giustezza si riflette solo nel volto di un etero. E’ il fatto di educare bambini e bambine non al rispetto delle differenze ma all’offesa, al bullismo, alla perfidia nei confronti di chiunque sia diverso. E’ quando a una bambina insegni che da grande dovrà soltanto fare la madre, moglie, quella che in casa ha gli obblighi di cura, e quando a un bambino insegni che dovrà soltanto starsene in disparte, senza poter manifestare la propria capacità affettiva, mostrando machismo e forza anche quando vorrebbe condividere la propria fragilità.

Il gender è dire che una donna non può guidare un camion e un uomo non può fare il ballerino di danza classica. E’ quando dici a tuo figlio “sei una femminuccia” perché piange o quando dici a tua figlia “sei un maschiaccio” perché gioca per strada in cerca di avventure. Il gender che temete è la somma di un pensiero critico – gli studi di genere – contenuto in migliaia di libri e vi insegna a essere un po’ meno trogloditi di così.

Dunque, vediamo un po’, la parola gender di per sé non significa nulla, o meglio, significa genere, molto più semplicemente. E non è quella che trasmette diabolici influssi del male. L’educazione di genere insegna il rispetto per gli altri generi ed è una materia necessaria da introdurre nelle scuole pubbliche. Lo è. E giusto perché abbiamo l’opportunità di parlarne: perché non togliete i crocifissi e non smettete l’ora di religione nella scuola pubblica? Perché è pubblica, ed è anche mia, e io che sono molto tollerante posso confrontarmi con tante diversità, ma se tu sputi sulla mia allora io esigo che la tua resti lontana da me. E ricorda: sei tu che hai tirato su questo muro. Quando avrai voglia di tirarlo giù e di parlarne io sono sempre disponibile. Intanto indosso un gender e vado a genderizzare con le amiche e gli amici, perché genderizzando si impara. O no?

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