“In qualche momento sembra che abbia bisogno di inventarsela la camorra anche dove non c’è, altrimenti rimane disoccupato”. Vincenzo De Luca attacca così Roberto Saviano. Che ribatte: “Sono dichiarazioni che mi fanno tornare indietro ai tempi di Berlusconi. Stesse parole, stesso stile”. Non è più campagna elettorale, ma i colpi continuano: da una parte il neogovernatore Pd della Campania, indicato nella lista dei candidati “impresentabili” dalla commissione Antimafia e presto sospeso per la legge Severino per una condanna in primo grado; dall’altra lo scrittore. “Io credo”, ha detto il politico in un’intervista a Panorama, “che abbia grandi meriti, ma anche un grande limite. Si sta innamorando del suo personaggio e della sua immagine. Faccia i conti con questo suo problema e impari, visto che è giovane, a rispettare la vita di chi ha dedicato l’esistenza intera alle battaglie di legalità e trasparenza”.

Lo scontro tra i due va avanti da alcune settimane. Il giornalista durante la campagna elettorale per le elezioni Regionali è intervenuto più volte per criticare la decisione del Partito democratico di candidare De Luca in Campania: “E’ un partito che non ha un’anima antimafia”, aveva detto a inizio maggio scorso. “Nelle liste c’è il sistema di Gomorra”. E poi ancora: “Renzi così dimostra che vuole solo vincere”. L’ex sindaco di Salerno proprio oggi è stato a Giugliano per sostenere Antonio Poziello, candidato a sindaco al ballottaggio che aveva vinto le primarie del Pd ma era stato poi invitato a ritirarsi dal partito, dopo essere stato rinviato a giudizio per alcune accuse, tra cui l’associazione a delinquere, nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione dei corsi di formazione in Campania risalente al 2008.

Saviano ha risposto alle critiche del governatore con un articolo sul suo sito: “Non voglio soffermarmi  a spiegare a De Luca cosa significa vivere sotto scorta. Mi limito a ricordargli che la camorra sta attanagliando la Campania, che Mafia Capitale ha scoperchiato un sistema che altrove avrebbe già fatto saltare l’intera classe dirigente del paese, che ci sono interi quartieri di Napoli che fanno da sfondo a racconti tratti dalle pagine delle inchieste, non certo uscite dalla penna di un cinico scrittore di noir”. E poi conclude: “Mi spiace leggere di un governatore che invoca un atto di rottura per legittimare una breccia che lo salverebbe dall’applicazione della legge Severino. Un vero atto di rottura sarebbe stato lasciare fuori dalle liste i pregiudicati e pretendere dal governo di riportare la criminalità organizzata ai primi posti dell’agenda nazionale”.

L’ex sindaco di Salerno è stato condannato in primo grado per abuso d’ufficio e per questo, secondo le disposizioni della legge Severino, è da dichiarare sospeso dal suo ruolo. Durante la campagna elettorale è stato al centro di numerose polemiche per essere stato inserito nella lista degli impresentabili della commissione Antimafia. La vicenda a cui si faceva riferimento è il rinvio a giudizio per la richiesta di cassa integrazione per 200 operati dell’ex Ideal Standard che, secondo l’accusa, sarebbe stata fatta in assenza dei presupposti di legge.

Nell’intervista De Luca rinnova le sue critiche alla presidente dell’Antimafia Rosy Bindi che ha già querelato per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d’ufficio: “Io intanto”, dice sempre a Panorama, “sono per eliminare dal vocabolario politico la parola ‘impresentabili’ che è un’altra idiozia tutta italiana”. E poi aggiunge: “Deve rispondere davanti al giudice di un atto che io giudico infame sul piano politico, volgare sul piano umano e anticostituzionale sul piano istituzionale”.

Il governatore inoltre attacca la legge Severino contro la quale si appellerà alla Corte d’appello di Bari subito dopo la sospensione: “Viola la Costituzione perché vale per i sindaci e i dirigenti e non per la casta di deputati, senatori e ministri”. De Luca chiede un intervento del Parlamento “chiacchierificio” per quella che lui ritiene un’ingiustizia. E intanto nelle scorse ore è entrata in campo l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone che con una delibera ha evidenziato quali sono i 25 punti che ritiene andrebbero modificati.

Il piano del neoeletto governatore intanto è quello di governare nonostante tutto e sperare in un “atto di rottura” del premier: “Dopo la sospensione sarà informato il presidente del Consiglio. Dopodiché Renzi sarà obbligato a consultare il ministro dell’Interno, poi sentirà il ministro degli Affari regionali, poi penso che vorrà sentire l’avvocatura dello Stato. E poi decide”. E nel frattempo: “La giunta che io nomino, compreso il vicepresidente, continua a lavorare sulla base del programma votato dai cittadini”.

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