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Napoli, i quarant’anni dell’Istituto italiano per gli Studi Filosofici: la rivincita dei Sanfedisti

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Logo_iisfConfusi nella festa al Teatro Mercadante di Napoli c’erano anche loro, i giovani di Palomonte, provincia di Salerno. Sono nati nelle terre che accolsero come un salvatore il Cardinale Ruffo, contribuendo a precipitare il sogno della Repubblica Napoletana del 1799 nelle illusioni perdute della storia.

A festeggiare i quaranta anni dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Marotta hanno scelto di non mancare. L’avvocato, ha da poco lanciato proprio da Palomonte la prima “Agorà” dei Giovani, un centro di cultura con il marchio e lo spirito del prestigioso Istituto. Una reazione alle difficoltà ed al declino, forse. Sta di fatto che è scoccata una scintilla e da Napoli è arrivata una carica di libri ed entusiasmo alla quale i giovani del piccolo comune hanno saputo rispondere.

E’ nata così, in provincia, una longa manus dell’Istituto, piccola e agguerrita. Senza soldi e senza clamore, accanto ai loro professori, scolaresche, universitari, contadini e perfino politici di varia provenienza hanno discusso di temi umanistici e storici, riflettuto sull’ordinamento dell’Europa e, da ultimo, di biblioteche, come avverrà sabato prossimo. Perché dove c’è Marotta ci sono libri, ma anche spirito ribelle e la cultura non canonica, non accademica.

Chi ha visto il Grande Vecchio della cultura napoletana curvo sotto le amarezze di questi anni non ne potrebbe immaginare l’entusiasmo l’energia e l’allegria profuse in questa piccola impresa: costruire un accampamento a centocinquanta chilometri dal quartier generale di Monte di Dio.

E’ un aspetto poco noto, forse, ma c’é una parte della vita di Marotta che ha riguardato la cura e l’attenzione alla formazione culturale delle periferie: con le scuole estive, con innumerevoli iniziative in luoghi evocativi. Uno per tutti, Vatolla, il borgo cilentano di Giambattista Vico.

Naturalmente c’è una biblioteca, a Palomonte, subito arricchita da una piccola ma preziosissima donazione dell’avvocato, che è arrivato l’estate scorsa con i volumi di Mario Pagano sottobraccio, e pazienza se per spiegare le idee e le gesta dei suoi eroi si è dovuto più volte piegare ai momenti conviviali e gastronomici, cui sono adusi da quelle parti, violando le proprie spartane, leggendarie abitudini alimentari.

Accanto a Marotta la piccola corte delle eterne collaboratici, e di un sostenitore di eccezione, l’ispanista Gerardo Grossi,- che dall’Istituto Universitario Orientale – dove insegna, ha sempre tenuta in vita la fiaccola della cultura nel proprio paese.

Marotta tornerà sabato 30 maggio tra quei giovani che resistono come in trincea nelle periferie contro la voglia di scappare: anche se non leggeranno mai Hegel in tedesco e non diventeranno grandi filosofi, o giuristi, cresceranno. “Magari un Mario Pagano, uno sì, uno per classe, per istituto, per generazione, magari uno solo, che porti la fiaccola”, ha detto una volta Marotta.

Il Grande Vecchio non coltiva solo filosofi da queste parti; si impegna ancora a formare cittadini, “patrioti”, come usa dire, critici e responsabili. Magari la sua grandezza consiste pure in questa incessante semina. Qualcuno la veda, magari.

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