“Non siamo caduti in trappola” dice il capo della Polizia, Alessandro Pansa, che sottolinea come la scelta di non intervento contro i violenti era stata “fatta a monte”. E anche dal Viminale traspare la soddisfazione. Certo, le auto in fiamme, le vetrine spaccate, le strade in mano agli incappucciati armati fino ai denti per un’ora intera sono immagini che ha colpito al cuore. Ma visto chi c’era ieri in piazza a Milano e visti soprattutto gli obiettivi e la quantità di armi e molotov dei violenti, che nessuno si sia fatto male davvero è un buon risultato. “Abbiamo rischiato un altro G8” dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano ribadendo che le forze dell’Ordine, “hanno fatto un ottimo lavoro: abbiamo evitato il peggio e garantito che non fosse versato sangue. Ieri in piazza ho visto farabutti con il cappuccio e figli di papà con il Rolex”.

I target mancati dal blocco nero
Al Viminale si sono tirate le somme di una giornata difficile, con le critiche politiche – c’è stata la richiesta di dimissioni da parte di Lega e M5s del ministro Alfano -messe ampiamente in conto, e si guarda avanti: ieri, ribadiscono infatti gli analisti, è stato solo l’inizio e i prossimi mesi, dal punto di vista della sicurezza, saranno complessi tanto quanto il 1 maggio. L’Expo andrà avanti fino a ottobre; a Torino è iniziata l’ostensione della Sindone e a dicembre si aprirà il Giubileo. Tutti appuntamenti ad alto rischio e sui quali pesa anche la minaccia jihadista.

La giornata di ieri va dunque archiviata in fretta con un bilancio che, ripetono 007, antiterrorismo e responsabili dell’ordine pubblico, è positivo sotto almeno tre punti di vista: nessuno, tra cittadini e manifestanti si è fatto male; non c’è stato alcun serio contatto tra forze di polizia e gli assalitori; i violenti non sono riusciti a raggiungere i loro veri obiettivi. Quest’ultimo punto è il più importante: i black bloc avevano nel mirino tre siti: la Borsa, la sede dell’Ue e quella del Sole24ore. L’alternativa, qualora non fosse andata in porto la strategia come poi è accaduto, erano l’Expo gate e il Duomo. E anche il Teatro alla Scala.

Tra 800 e 1000 i violenti “preparati e organizzati”
Le operazioni preventive della Digos e la gestione dell’ordine pubblico hanno fatto sì che nessuno di questi punti venisse raggiunto. Per arrivare a questo si è deciso di ‘contenere’ i violenti, che non erano certo pochi: tra gli 800 e i mille, la maggior parte italiani. C’erano tra i 200 e i 300 milanesi, anarchici che orbitano attorno ad una decina di realtà; 200-300 provenienti da Torino, Roma, Firenze, Rovereto, Padova; duecento circa dall’estero, francesi e greci soprattutto. Soggetti che, tra l’altro, non potevano essere fermati alle frontiere in quanto comunitari. Personaggi “molto pericolosi”, preparati e organizzati, che degli scontri hanno fatto una professione e che prima di Milano si sono visti a Francoforte, quando è stato dato l’assalto alla nuova sede della Bce. Proprio quell’appuntamento è la cartina tornasole della giornata di ieri: a Francoforte, dicono 007 e antiterrorismo, l’obiettivo del blocco – ingaggiare una battaglia con le forze dell’ordine e colpire alcune sedi, seppur periferiche della Bce – è stato raggiunto. Ieri si sono dovuti ‘accontentare’ di bruciare 50 auto e spaccare 30 vetrine nelle strade in cui sono stati confinati. E per risarcire i danni la Regione Lombardia ha deciso di istituire un fondo da un milione e mezzo di euro.

“Non volevamo che si ripetesse un’altra Genova”
A chi si lamenta che le forze dell’ordine abbiano lasciato fare dal Viminale rispondono che i violenti hanno in realtà fallito e questo per le scelte fatte dai responsabili dell’ordine pubblico, d’intesa con l’intelligence: il cambio del percorso del corteo, comunicato solo 36 ore prima della manifestazione nonostante fosse stato deciso diversi giorni prima – cosa che non ha permesso ai neri di riorganizzarsi – e la scelta di non seguire i violenti per le vie cittadine, per mantenere il presidio delle strade che avrebbero consentito di accedere ai veri target dei devastatori. Una strategia che nasce anche da un input preciso: “Evitare che si ripeta un’altra Genova”. Da qui è nata la decisione di utilizzare gli idranti e di evitare il più possibile il contatto, schierando a protezione delle strade non i contingenti ma reti metalliche e mezzi corazzati: “Sacrifichiamo i mezzi ma non gli uomini”. La tattica ideata dai responsabili dell’ordine pubblico era quella di isolare il blocco nero dalla testa e dalla coda del corteo e solo allora intervenire. Con la coda il risultato è riuscito, con la testa invece non è andata a buon fine perché i black bloc, dicono al Viminale, quando hanno capito quale era la mossa “si sono vigliaccamente spogliati e si sono mischiati con i manifestanti, impedendoci di identificarli e di caricare. A quel punto ci siamo dovuti fermare”.

Cinque in manette, indagine per devastazione
In manette per ora, ma la Procura di Milano si sta preparando a indagare per devastazione, sono finiti tre uomini e due donne che saranno interrogati lunedì per la convalida dell’arresto per reati da ordine pubblico. La quantità di immagini, “come mai prima”, raccolte dagli investigatori e quelle che saranno analizzate nei prossime ore dovrebbe poter portare all’identificazione della falange nera o almeno una parte di essa. Prima di indossare i caschi, le maschere antigas e imbracciare accette, martelli e bastoni erano nel corteo. 

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