Persino l’alluvione che ha devastato la Liguria preoccupa Ercole Incalza. Non per le vittime o i danni ambientali, ma perché c’è il rischio che i fondi destinati all’opera del Terzo Valico ferroviario della Milano-Genova possano essere dirottati alla ricostruzione, come propongono alcuni parlamentari. Ma il ministro Maurizio Lupi lo rassicura condividendo le preoccupazioni del fidato tecnico: anche io sono contrario. Tutto sarà sistemato. Per non parlare dei pensieri che crea la nomina di Raffaele Cantone all’Anticorruzione, le sue dichiarazioni sul Mose e gli annunci del premier, Matteo Renzi, sull’uso di un miliardo già indirizzato verso alcune Grandi Opere ma poi promesso ai Comuni.  A togliere il sonno a Incalza riesce anche il ministro Dario Franceschini che propone di sottrarre il 3% dei fondi per le infrastrutture e trasferirli alla Cultura: “Digli di evitare, assolutamente”. Incalza è attento a tutto ciò che accade. E se qualcosa gli sfugge interviene Lupi.

L’incubo dell’Anticorruzione – Il 12 gennaio 2015, quando ormai il suo incarico al ministero si è concluso, il titolare delle Infrastrutture lo chiama. “Dobbiamo assolutamente intervenire Ercole”. La vicenda è una lettera che il presidente della provincia di Trento aveva inviato direttamente al Presidente del Consiglio per chiedere fondi. Lupi è preoccupato: “Può fermare la procedura”. Dopo alcuni richiama: “Hai visto questione Trento?”. L’ingegnere rassicura ma sfoga le sue preoccupazioni per altro, quasi arrabbiato spiega: “Hai sentito le parole di Cantone ieri alla presentazione del libro (Corruzione a norma di legge, ndr)?”, ha parlato “dell’incremento dei costi per la realizzazione del Mose… già sollevato anche da Delrio… Sono preoccupato della dichiarazione di Cantone, ha detto che il Mose è costato 2,4 miliardi in più, è falso! Il fatto che le grandi opere sono una sede in cui si fanno gli affari, una cosa vergognosa!”, dice Incalza al ministro Lupi. Ora è in carcere, accusato di corruzione sulle Grandi Opere.

“Lupi è un dipendente di Renzi, che è il vero padrone del dicastero. Lui è uno che spaventa: sta togliendo i fondi, fa venir meno tutte le risorse”

Lo scontro sul Mose – Cantone è una fissazione per Incalza. Ne riparla il 28 gennaio con la sua collaboratrice, Ida Tramonti. Se le lamenta. E lei lo segue. “Quando fu commissariato il Mose io mi permisi di dire ‘guardate che hanno commissariato il ministero (delle Infrastrutture, ndr)’ e tutti gli imbecilli che ci circondavano dicevano ‘ma non c’è scritto nella lettera’”. Ancora: “È spaventoso però perché questo è il modo di… mettono un aut aut eh!”.

Incalza ha timore di perdere il potere indiscusso che possiede da quasi due decenni. Ha dalla sua parte Lupi, ma intuisce che l’esponente di Ncd non è affatto saldo. E l’attivismo del premier non lo rassicura di certo. Già a giugno del 2014 se ne lamenta. “Il ministro delle Infrastrutture è Renzi praticamente, ha comunicato di aver ricevuto le richieste dei Comuni per quantificare le opere incompiute e destina un miliardo di euro ottenuto dal fondo revoche… è lui il ministro, Lupi è un dipendente di Renzi, insomma”.

Gli inquirenti della Procura di Firenze annotano negli allegati dell’inchiesta Sistema la “paura che Renzi incute a Incalza”. L’ingegnere chiama anche il vice ministro Nencini, riflettendo sul fatto “che del resto è anche lui toscano, si conosceranno” con Renzi, per far presenti i suoi timori. Così riporta la “sua negativa valutazione” al vice ministro Nencini: “Dopo la dichiarazione di Renzi di oggi mi fa paura, di fatto fa venire meno le risorse per ogni iniziativa… Renzi usa il fondo per le richieste dei Comuni… sconfessa le Regioni, come nel caso della Toscana ti ricordi Rossi aveva chiesto quelle due opere? La pistola Lucca e la Tirrenica. C’è tutto, tutto pronto, il contratto di programma, le ferrovie… Aveva bisogno di 220 milioni ti ricordi? Perciò io adesso voglio vedere che cosa hanno messo i comuni come richieste mandate a Renzi, che cosa strana questa non ti pare?”.

“Rimango come consulente, gli altri stanno facendo gli scatoloni. Comunque mi tengono: sono stato distaccato al Gabinetto”

Sente che qualcosa iniziava a sfuggire di mano. Ma a rassicurarlo ci pensa Lupi. Il ministro appare terrorizzato all’idea di poter perdere la collaborazione di Incalza alla fine del 2014. Ma il 22 dicembre sembra aprirsi un varco: un emendamento alla Legge di Stabilità permetterebbe di far proseguire i rapporti di collaborazione in essere fino al dicembre 2015. Lupi ancora una volta però non sa che fare. Ed è Incalza a spiegargli come funziona il ministero. Lupi: “Senti una cosa, dobbiamo vedere un po’ di robe; ti devo chiedere questo, dovremmo ragionare subito sulla Struttura Tecnica di Missione nel senso che con questa proroga mi devi spiegare che cazzo facciamo cioè operativamente cosa devo fare? Voglio dire: come facciamo a dire che pro tempore il responsabile?”.

Il burocrate detta la lineaLupi è agitato. Incalza spiega: “Niente! Perché la norma consente il mantenimento delle persone che ci sono, rimane così, bisogna fare un provvedimento tuo, un decreto ministeriale tuo”. Le cose non vanno come previsto e Incalza deve lasciare il suo ruolo. Ma riesce a rimanere come consulente. Lo conferma lui stesso in una telefonata di inizio gennaio 2015. E lascia al ministero il suo fidato collaboratore Sandro Pacella. Che l’8 gennaio spiega: “Siamo ancora lì che lui sta facendo gli scatoloni e tutto quanto, io comunque rimarrò , sono distaccato al Gabinetto”.

E aggiunge: “Se non mi chiedono qualcosa, come presumo che probabilmente avverrà, cioè non mi chiederanno un cazzo, io chiederò una stanza a Villa Patrizi proprio, non là così posso farmi i cazzi miei senza problemi”. Del resto tutti sanno che il legame tra Lupi e Incalza è profondo. È lo stesso ministro a spiegarlo durante una chiaccerata con un suo amico, l’ex parlamentare Angelo Sanza: “Un amico fraterno, senza di lui tante cose non le avrei fatte”, confida il ministro il 18 febbraio.

Sanza lo riporta ad Incalza durante un loro incontro. “Ti voglio dire una cosa bella mi sono trovato gomito a gomito con Lupi, siamo andati a prenderci un caffè, poi gli ho detto ‘e il mio amico Incalza che fa?’ ‘Tuo amico? Per me è mio fraterno amico!’ ha detto ‘adesso lo devo vedere, dobbiamo trovare delle soluzioni adesso, stiamo ragionando molto bene’”. Ancora Sanza: “L’ho visto che gli si illuminavano gli occhi, parlando di te; ‘se non fosse stato per lui tante cose non le avrei fatte, m’ha evitato brutte figure’, così mi ha detto eh”. Era il 18 febbraio. Un mese esatto prima che scattasse l’operazione Sistema che ha condotto in carcere “il fraterno amico” e costringesse lo stesso Lupi alle dimissioni da ministro. Ma fin quando è durata, gli ha evitato brutte figure.

a.massari@ilfattoquotidiano.it

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