L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni prosegue nella sua opera di “ripulitura” della rete internet. L’ultimo procedimento attivato riguarda un sito denominato Nowvideo. Non si discute ovviamente di quello che fa il sito in sé, perché quello è già oggetto, come è giusto che sia, di procedimenti di fronte alla Magistratura, ma di quello che fa l’Autorità.

Agcom agisce per rimuovere contenuti su diverse estensioni dello stesso sito e avvia il procedimento nei confronti di più domini riconducibili ad un unico sito: “Considerata l’identità del soggetto istante e considerato che siti sopraindicati,  benché caratterizzati da estensioni diverse del medesimo dominio, conducono di fatto allo stesso sito, circostanza questa confermata dalla riconducibilità degli stessi ad un unico indirizzo Ip”.

Agcom dice finalmente una cosa vera e cioè che tutte le estensioni di unico sito del medesimo dominio sono in verità un sito solo. Una cosa evidente a tutti e per prima all’Autorità. Quindi Nowvideo.ch è uguale a Nowvideo.sx che è uguale a Nowvideo.co e a Nowvideo.ch, come Nowdownload.ch è uguale a Nowdownload.ag, a Nowdownload.ec e a Nowdownload.eu.

Ora le piattaforme Nowvideo, come Nowdonwload, ovvero i siti sui quali è maggiormente intervenuta Agcom nelle loro diverse estensioni, sono attualmente oggetto di procedimenti di fronte a diversi giudici della Repubblica. E come loro decine di altri domini, sui quali Agcom ha agito sia chiedendo la rimozione di opere sia disponendo l’ordine di inibizione al sito, e che sono pendenti di fronte ai giudici, sui quali evidentemente la magistratura sta indagando, e che hanno diverse estensioni ma che appartengono agli stessi soggetti.

E Agcom lo sa, altrimenti non avrebbe aperto un procedimento unico per tutte le estensioni, come nel caso di Nowvideo. Per fatti diversi? No, per gli stessi fatti per i quali Agcom avvia i suoi procedimenti, ovvero l’inserimento su internet di file protetti dal diritto d’autore e per gli stessi possibili esiti, ovvero l’ordine di inibizione all’accesso al sito. Basta leggere le relazioni di polizia giudiziaria dei procedimenti che ho citato e si vede che gli accertamenti compiuti dal funzionario dell’Autorità sui domini Nowvideo e Nowdownload, nelle diverse estensioni, sono gli stessi identici della polizia giudiziaria, per gli stessi identici siti, sugli stessi server.

Agcom sta quindi agendo sostituendosi alla Magistratura ordinaria nell’intervenire su domini sui quali sono in corso indagini di polizia giudiziaria e sui quali esistono provvedimenti della Magistratura per la violazione del diritto d’autore, ed in particolare per quel che riguarda Nowvideo i provvedimenti del luglio 2014, del novembre 2013, dell’aprile 2013, tutti aventi ad oggetto lo stesso sito e tutti ovviamente aventi lo stesso Ip.

Fra l’altro queste informazioni, che sono del tutto speculari a quelle dell’Autorità, formano oggetto evidente di annotazioni di polizia giudiziaria ovvero di attività coperte dal segreto di indagine per la delicatezza delle responsabilità tracciate. Queste informazioni vengono messe invece da Agcom alla mercé di tutti sulla prima pagina del proprio sito come se nulla fosse.

L’Autorità evidentemente non ritiene di essere legata alle sue stesse regole che le impongono di arrestarsi di fronte alle attività della Magistratura. La sostituzione avviene in base a semplici richieste provenienti da soggetti privati e a beneficio esclusivo di questi ultimi, a cui si concede la possibilità di eludere di fatto procedimenti già in corso, scegliendo di sostituire semplicemente un funzionario ad un organo di polizia giudiziaria ed un magistrato. Magistratura che ricordiamo viene scelta con un concorso pubblico, non deve avere alcuna relazione con le Parti e che riceve l’investitura dell’Indipendenza (unico Organo Costituzionale ad avere questo privilegio) direttamente dalla nostra Costituzione.

Agcom sta, quindi, tracciando una possibile menomazione dei poteri costituzionali della stessa Magistratura e delle forze di Polizia che, di fronte a procedimenti pendenti relativi agli stessi siti, vengono di fatto esautorati, innescando un evidente conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, pericolosissimo per la tenuta generale del sistema.

Questo non è avvenuto attraverso una legge dello Stato. Una legge che non avrebbe potuto essere emanata perché nessuna istituzione statale rappresentativa può privare la polizia giudiziaria e la Magistratura dei propri poteri, attribuendone le prerogative ad una Pubblica Amministrazione, a patto di sconvolgere dalle fondamenta il sistema stesso delle garanzie ordinamentali del giudice naturale.

Oltretutto, questo avviene senza alcun controllo da parte di alcuna Autorità, in poche ore e senza che venga data alle parti del procedimento amministrativo la possibilità di avere accesso ai fascicoli che li riguardano, diversamente da quello che avviene nel processo di fronte al magistrato, ove la richiesta di visionare il proprio fascicolo, ai fini di una revoca o un riesame, inesistenti nel procedimento di fronte ad Agcom, viene immediatamente esaudita.

Ai provider oggetto delle richieste e degli ordini di Agcom, che hanno chiesto di visionare il  fascicolo di un procedimento per potersi difendere, dal momento che gli inadempimenti determinano rilevanti conseguenze, è stato risposto che le informazioni che li riguardano configurano un controllo generalizzato sugli atti dell’Autorità e quindi non possono essere prestate. Nessuno poi, se non le multinazionali e i grandi player televisivi, può chiedere, nel corso delle procedure, di essere giudicato da un magistrato, perché queste sono le regole che si è data l’Autorità.

E’ questa la giustizia imparziale ed indipendente targata Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni?

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