Lo sconto di 75mila euro sulle tasse arretrate ottenuto da Rossella Stucchi grazie alla decisione di un giudice che ha applicato per la prima volta la legge del 2012 sul sovraindebitamento (una sorta di fallimento personale) non fermerà certamente la macchina della riscossione. Lo scorso anno Equitalia ha incassato più di 7,4 miliardi di euro per conto dei vari enti pubblici creditori come l’Agenzia delle Entrate, l’Inps e gli enti locali. Con un incremento del 4% rispetto al 2013.

Del resto, nonostante i ripetuti appelli alla fiducia, gli anni difficili della crisi si fanno sentire e le tasse da pagare continuano ad accumularsi. E così, più si stravolge la vita dei contribuenti, più le casse di Equitalia inesorabilmente si riempiono. Un dramma a cui la politica, dopo i gesti estremi compiuti da decine di imprenditori che hanno saldato con la vita stessa questo debito con lo Stato e le rivolte fiscali che si sono verificate un po’ in tutta Italia, ha deciso di mettere un freno. Bocciato il tanto discusso disegno di legge presentato la scorsa estate dal M5S per abolire la società di riscossione (sotto accusa il complesso meccanismo di calcolo delle somme dovute tra aggio, interessi di mora e spese di esecuzione e notifica), si sono invece ammorbidite le modalità di pagamento di tributi, sanzioni e contributi arretrati.

In questo quadro, Equitalia ha deciso di iniziare a notificare – dal primo gennaio 2015 – le cartelle esattoriali con allegati già i piani di rateizzazione del debito precompilati. In pratica una volta ricevuta la comunicazione, se non si è in grado di versare l’intera somma tutta in una volta si può fare richiesta di pagarla a rate in un orizzonte massimo di 10 anni. In casi estremi, poi, si può chiedere la sospensione del pagamento rivolgendosi al giudice,  come accaduto nel caso della signora Stucchi. Ma anche la procedura del pagamento a rate è stata semplificata. Tanto che attualmente sono 2,4 milioni le persone che hanno accettato di pagare le tasse dilazionate per un controvalore di 26,6 miliardi.

Come funziona la rateizzazione  Si può accedere a un piano ordinario che consente di spalmare l’importo fino a un massimo di 72 rate. Se, invece, non si è in grado di pagare entro i 6 anni concessi, si può richiedere un piano straordinario fino a un massimo di 10 anni (120 rate). In questo caso si deve dimostrare di avere una grave situazione di difficoltà legata alla crisi o, comunque, l’importo della singola rata deve risultare superiore al 20% del reddito mensile. Se il debito è inferiore a 50mila euro la richiesta di rateizzazione si può presentare con una domanda semplice, senza aggiungere alcuna documentazione e direttamente online sul sito di Equitalia. Mentre per importi superiori è necessario presentare alcuni documenti che attestino lo stato di difficoltà economica e la situazione della famiglia, in primis l’Isee.

Si può, inoltre, scegliere tra rate fisse o crescenti, nel caso si voglia pagare meno all’inizio nella prospettiva di un miglioramento della condizioni economiche. E finché i pagamenti sono regolari, il contribuente non è più considerato inadempiente e può ottenere il Durc, cioè il certificato di regolarità fiscale, che permette di lavorare con le pubbliche amministrazioni. Inoltre chi paga a rate è al riparo da eventuali azioni cautelari o esecutive, come fermi di auto e moto, ipoteche e pignoramenti.

Tra i segnali di distensione da parte di Equitalia nei confronti dei contribuenti c’è anche la procedura che scatta quando si decade dalla possibilità di rateizzazione: prima lo stop scattava automaticamente con il mancato pagamento di due rate consecutive, ora il contribuente decade solo se non paga otto rate, anche non consecutive.

Cosa accade in questi casi? – Con una rateizzazione in corso, se le condizioni economiche sono peggiorate si può nuovamente chiedere di allungare i tempi di pagamento delle rate con una proroga ordinaria (fino a un massimo di ulteriori 72 rate) o straordinaria (massimo 120 rate). Chance che il fisco concede, però, una sola volta e a condizione che non sia mai intervenuta la decadenza. Cioè che si siano sempre pagate le rate regolarmente.

Inoltre il decreto legge Milleproroghe conferma la possibilità di ottenere, entro il 31 luglio 2015, un nuovo piano di rateazione dei debiti fiscali per quanti sono decaduti dal beneficio fino al 31 dicembre 2014. La riammissione è su richiesta del contribuente e l’istanza blocca la possibilità di azioni esecutive.

Ci sono poi una serie di garanzie ulteriori a favore dei contribuenti: Equitalia non può procedere al pignoramento della prima casa se è l’unico immobile di proprietà del debitore che vi risiede anagraficamente, tranne per le abitazioni di lusso. Negli altri casi, i pignoramenti immobiliari sono consentiti se l’importo del debito iscritto a ruolo è superiore a 120mila euro e, comunque, non prima di sei mesi dall’iscrizione di ipoteca.

Questo “nuovo corso” tra Equitalia e i contribuenti, basato in teoria sul dialogo e la comunicazione, ha visto sbarcare la società di riscossione anche su Twitter. Peccato che gli utenti, più che apprezzare il servizio, abbiano dato libero sfogo agli insulti.

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