Sfrecciava verso Milano sfiorando i 145 km/h in un tratto di strada in cui il limite è di 90 km/h. La Bmw dell’onorevole Mariastella Gelmini, allora ministro dell’Istruzione del governo Berlusconi IV, nel 2011 è finita più volte nel mirino degli autovelox della Tangenziale Sud di Brescia mentre superava abbondantemente i limiti di velocità. Tutte multe archiviate dalla Prefettura perché la violazione sarebbe stata “commessa nell’adempimento del dovere”: alla guida della grossa berlina – secondo i ricorsi inoltrati da una presunta “segreteria” del Miur – non sarebbe stata la parlamentare bresciana ma il signor Ugo Fornasari, l’autista e agente di pubblica sicurezza che in Lombardia le faceva da scorta. Ma la carta intestata del ministero, su cui un’imprecisata “segreteria” del dicastero di viale Trastevere avrebbe chiesto l’annullamento delle multe della Gelmini del 16 giugno, 12 luglio e 18 luglio 2011, non sembra corrispondere ad alcuna intestazione ufficiale mai adottata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Nei documenti inviati alla Prefettura di Brescia – di cui ilfattoquotidiano.it è entrato in possesso – si notano incredibilmente, oltre al carattere improbabile usato per l’intestazione del Ministero, due apostrofi prima della parola “Università”. Nonostante le incongruenze – e il fatto che il fax non fosse stato trasmesso dal ministero di viale Trastevere ma dalla sede della Fondazione Liberamente, serbatoio di voti e di fondi interno al Pdl (ora a Forza Italia) di stretta osservanza berlusconiana, fondato nel 2010 da Mariastella Gelmini – in almeno tre casi la Prefettura di Brescia ha accolto l’istanza di annullamento della contravvenzione motivando così: “La violazione è stata commessa nell’adempimento del dovere, come attestato dal responsabile dell’Ufficio cui appartiene il ricorrente”. Un “Ufficio” a dir poco indefinito, indicato nel ricorso semplicemente come “La segreteria” senza ulteriori specificazioni.

Qualcosa dev’essere cambiato improvvisamente il 5 dicembre 2012 – Gelmini non era più ministro – quando un ricorso analogo, analizzato in quel caso da un altro funzionario della Prefettura di Brescia, è stato invece respinto come “infondato” e “troppo generico”. Il Viceprefetto di Brescia, Rosario Pasquariello, ha confermato a ilfattoquotidiano.it la presenza del documento con il doppio apostrofo agli atti della Prefettura: “Oltre al fax inviato dalla fondazione Liberamente abbiamo anche l’originale con lo stemma blu della Repubblica Italiana. Effettivamente c’è questo apostrofo in più, una cosa un po’ particolare. Ritengo – ha concluso Pasquariello – che l’Ufficio abbia operato ragionevolmente: è arrivata questa lettera ufficiale e ne ha tenuto conto”.

L’autista che secondo la documentazione avrebbe spinto sull’acceleratore della Bmw della Gelmini è Ugo Fornasari, un idraulico di Calcinato (Brescia) in possesso del titolo di quinta elementare, nominato il 3 aprile 2008 “agente di pubblica sicurezza” su richiesta dell’on. Gelmini che allora era membro della Commissione Giustizia alla Camera. Pochi giorni dopo Mariastella Gelmini giurerà come Ministro dell’Istruzione. Ma il ruolo dell’autista Fornasari a quanto pare resterà fondamentale se, come si legge nel decreto prefettizio e nei ricorsi con la singolare intestazione del Miur, “la predetta personalità non fruisce di altro dispositivo di protezione personale”, tanto che la Bmw guidata da Fornasari sarebbe l’“unica auto a disposizione del Ministro in Lombardia”.

L’insostituibile autista amico della Gelmini di recente è finito al centro dello scandalo per i rimborsi facili della Regione Lombardia in cui è indagato – tra gli altri – l’ex capogruppo regionale del Pdl Paolo Valentini. I pm di Milano Alfredo Robledo, Antonio D’Alessio e Paolo Filippini l’hanno sentito come persona informata sui fatti in relazione a un contratto di consulenza da 3700 euro al mese ottenuto dalla Regione da gennaio a giugno 2008, per un totale di 22mila 200 euro. Di fronte ai finanzieri Fornasari non ha saputo chiarire con precisione l’oggetto della consulenza, che secondo la formula usata dalla Regione avrebbe riguardato “l’assistenza alle attività del Gruppo relativamente a materie attinenti l’area territoriale”. Un contratto che secondo i pm milanesi sarebbe invece “finalizzato a soddisfare scopi diversi ed estranei al contenuto dichiarato in atti”. Lui, anche in quel caso, ha dichiarato: “Ribadisco che la mia attività prevalente era quella di autista della Gelmini”.

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