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Quirinale, chiuse le votazioni del Fatto: vince Stefano Rodotà. Ora secondo turno

Il giurista conquista 17367, alle sue spalle l'ex magistrato Ferdinando Imposimato. Il presentatore Giancarlo Magalli sorpresa delle "quirinarie": si piazza ottavo con 1867 voti. Il 20 gennaio si apre il ballottaggio
Quirinale, chiuse le votazioni del Fatto: vince Stefano Rodotà. Ora secondo turno
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Si sono chiuse le “quirinarie ” lanciate da Il Fatto Quotidiano per indicare il successore ideale di Giorgio Napolitano. Il 20 gennaio si apre il ballottaggio, ma la prima votazione si conclude con la vittoria netta di Stefano Rodotà. Ben 17367 lettori vorrebbero che il giurista fosse il prossimo presidente della Repubblica. Alle sue spalle l’ex magistrato Ferdinando Imposimato che conquista 7883 preferenze. Al terzo posto troviamo un altro giurista: Gustavo Zagrebelsky con 3988 voti. Subito dopo l’ex premier Romano Prodi (3812) seguito dalla radicale ed ex ministro degli Esteri del governo Letta, Emma Bonino (3132). Al sesto posto si piazza un’altra donna, la giornalista Milena Gabanelli (2477).

Antonino Di Matteo, pm di Palermo che indaga sulla trattativa Stato-mafia, è stato votato da 2119 lettori. Subito dopo arriva la sorpresa di questa consultazione: il presentatore Giancarlo Magalli indicato come capo dello Stato ideale da 1867 votanti. Al nono e al decimo posto troviamo due magistrati: il procuratore aggiunto alla procura di Reggio Calabria Nicola Gratteri (1745) e l’ex procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli (1580). Undicesimo, il fondatore di Emergency Gino Strada (1462). Alle sue spalle due scrittori: Fulvio Abbate (1131) e Umberto Eco (625). Al tredicesimo posto un’altra giurista, Lorenza Carlassare (526). Seguita da un’altra donna, il presidente della commissione antimafia Rosy Bindi (371). Al quindicesimo posto troviamo l’ex segretario Pd Pierluigi Bersani (289), seguito dal presidente della Banca centrale europea Mario Draghi (272). Al diciottesimo posto il condirettore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio (227) che però non può essere “eletto” perché – come stabilito dalle regole – è un giornalista de il Fatto. Alle sue spalle Salvatore Settis (225), chiude la classifica Carlo Petrini (215).

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