Mai abbassare la guardia, tenere sempre di conto il rischio dell’estremismo, dell’antagonismo, del terrorismo, del fanatismo, interno ed esterno. Terroristi e antagonisti, insomma, finiscono al centro del discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle forze armate che cade il 4 novembre, giorno della fine della prima guerra mondiale, nel 1918. “Vi è il rischio – spiega il capo dello Stato – che, sotto la spinta esterna dell’estremismo e quella interna dell’antagonismo, e sull’onda di contrapposizioni ideologiche così datate e insostenibili, prendano corpo nelle nostre società rotture e violenze di intensità forse mai viste prima“. “Nell’era della globalizzazione, la conflittualità – continua – è alimentata da ogni estremismo, che rifiuta pregiudizialmente il dialogo e la ragione, ed è alimentata da situazioni di profonda disuguaglianza”. Per questo motivo, riflette il presidente, “bisogna in primo luogo misurarsi con problemi di giustizia, ovvero di garanzia del rispetto delle regole e di principi fondanti della convivenza umana, condivisi in seno alla Comunità internazionale”. Infatti, prosegue Napolitano, “solo su queste basi potranno svilupparsi strategie di stabilizzazione, che approdino ad una affermazione crescente dei principi dello stato di diritto, nel rispetto reciproco e nel dialogo operoso tra ispirazioni e concezioni diverse”.

E dunque il presidente della Repubblica sottolinea come “da parte di ogni paese Nato si debba esser seri nel prendere decisioni, che non possono mai avallare visioni ingenue, non realistiche, di perdita di importanza dello strumento militare” nonostante “una ricorrente pressione per una riduzione quasi di principio di quell’impegno e dei suoi costi”. Al contrario bisogna tenere di conto di “nuove e più aggressive forme di estremismo e di fanatismo che rischiano di investire anche l’Europa, e l’Italia in particolare, infiltrandone gradualmente le società. È una minaccia reale, anche militare, che, insieme all’Unione Europea e alla Nato, dobbiamo essere pronti a prevenire e contrastare”.

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