I numeri sono sempre opinabili, si sa. Vanno sempre messi a confronto, rapportati. A meno di un mese dalla chiusura della consultazione sulla “Buona Scuola” promossa dal ministero dell’Istruzione, l’inquilino più importante di viale Trastevere non fa altro che ripetere con entusiasmo ad ogni dibattito, i dati sul numero dei visitatori del sito “La Buona Scuola” e quelli sui questionari pervenuti. L’ultimo dato fornito da Stefania Giannini era di 50mila sondaggi compilati per intero e quasi mezzo milione di persone che hanno visitato il sito. Detta così possono sembrare davvero tanti. Ma quanti sono gli insegnanti in Italia? E quanti gli studenti? Cinquantamila sono, abitante più abitante meno (non ho i dati degli ultimi nati e morti), tanti quanti i residenti di Scandicci o di Mazara del Vallo. Gli insegnanti in Italia, secondo i dati forniti dal servizio statistico del Miur, sono 721.590. Se confrontiamo il dato fornito dal ministro con questo numero, non ci resta che costatare che pochissimi insegnanti hanno compilato il questionario.

Dall’altro canto fate una prova se siete docenti  o genitori: domattina entrate a scuola, fatevi un giro nelle classi e provate a chiedere ai vostri colleghi quanti hanno letto le 126 pagine de “La Buona Scuola”. Anzi, insistete: provate a interrogarli per sapere quanti di loro hanno compilato il questionario proposto dal ministero? Ho fatto questo test nella mia scuola e con altre insegnanti che conosco: non ho trovato un solo maestro o maestra che abbia “investito” il proprio tempo per dare la sua opinione su questa riforma. Qualcuno non crede che sarà attuata perciò non perde un solo attimo; altri non ne vogliono sapere di politica, dicono loro; altri ancora ti rispondono con un “ma noi non l’abbiamo vista”.

Il 15 novembre probabilmente arriveremo a 150mila questionari compilati. La Giannini ha già fatto questa previsione, a microfoni spenti. Un successo? Non credo soprattutto se penso che solo alla scuola secondaria di secondo grado sono iscritti 2.612.488mila ragazzi. Non possiamo pensare che siano i bambini della scuola primaria a compilare il sondaggio ma i nostri ragazzi, protagonisti della scuola sì. Così i loro genitori. Posso già immaginare la risposta della politica e degli opinionisti servi del potere: “Noi abbiamo offerto una possibilità, se la gente non l’ha sfruttata non venga a lamentarsi poi”.

Chi ha pensato a questa consultazione sapeva benissimo di avere di fronte una classe docente poco digitalizzata, ostica ad accendere il personal computer: come poteva immaginare di coinvolgerla a compilare il questionario online? Forse andava fatto uno sforzo in più. Durante una trasmissione televisiva alla quale ho partecipato con il ministro Giannini le ho suggerito di inviare il link del questionario alla casella di posta ufficiale (@istruzione) che tutti gli insegnanti hanno e che il Miur possiede. In queste settimane avrei voluto vedere anche il sindacato impegnato a promuovere incontri nelle scuole per discutere di questa riforma e invece ancora una volta la Cgil è impegnata solo a mostrare i muscoli per la manifestazione del 25. E le altre organizzazioni sindacali? Non pervenute.

Non so se la riforma Giannini stavolta prenderà piede o come ogni altro tentativo d’innovazione verrà bloccato o castrato dalla caduta del governo ma se dovesse trovare le ali siamo di fronte ad una riforma epocale. Accontentarsi di 150mila questionari compilati e di due mesi di consultazione, sarà un fallimento. Ma a quel punto avremo fallito tutti: il ministro Giannini, gli insegnanti indifferenti, le organizzazioni sindacali, i genitori. Perché una riforma che piaccia o meno, non è solo del ministro ma di tutti.  

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