Senza banchi e sedie. E manca pure qualche lavagna. Per 200 studenti del Liceo scientifico statale A.B. Sabin di Bologna il nuovo anno scolastico è iniziato in maniera non convenzionale. Gli iscritti, infatti, sono aumentati, tanto che l’istituto ha aperto quest’anno sei nuove classi, che però, tra i tagli impartiti dal governo ai bilanci della Provincia, e il processo di dismissione dell’ente stesso in corso, sono rimaste senza arredi. “Noi avevamo fatto richiesta per avere banchi, sedie e lavagne a maggio – spiega Alfonso De Berardinis, vicepreside del Sabin – e inizialmente ci era stato detto che non c’erano i fondi per acquistarli. Tuttavia, a causa dell’aumento delle classi previsto per il nuovo anno scolastico, da 40 a 46, abbiamo insistito, e siamo stati informati che l’ordine era stato presentato, ma ad oggi non abbiamo ancora ricevuto nulla”.

Per sistemare gli studenti, quindi, la scuola ha chiesto aiuto al Comune di Bologna e al Quartiere Navile, che attingendo anche dalle aule del Museo del Patrimonio Industriale hanno fornito al Sabin 200 sedie con la ribaltina, “di quelle, insomma – sorride De Berardinis – che si usano all’università”. Così nessuno studente è rimasto in piedi il primo giorno di scuola. Tuttavia, le classi quinte e quarte del liceo dovranno accontentarsi della soluzione di emergenza probabilmente fino alla fine del mese, perché è difficile che gli arredi arrivino prima dell’inizio di ottobre.

“Ci adattiamo – racconta Emiliano, che quest’anno avrà l’esame di maturità – anche se non è particolarmente comodo seguire le lezioni senza banco, abbiamo diversi libri e la ribaltina è molto piccola. E’ assurdo che per un mese 200 studenti si debbano trovare in questa situazione. A ben vedere, però, è il perfetto esempio delle condizioni in cui versa la scuola pubblica oggi”. Il Sabin, peraltro, non è l’unico istituto a dover ricorrere alla creatività per sopperire alla mancanza di materiale didattico. Al liceo scientifico Copernico, sempre a Bologna, ad esempio, servirebbe qualche intervento di manutenzione, finito anch’esso in lista d’attesa, al liceo Righi, sempre sotto le Due Torri, è stato comprato nuovo materiale informatico per i laboratori che però sono senza tavoli, e all’Istituto Salvemini di Casalecchio di Reno sarebbero dovuti arrivare 50 banchi nuovi, che, come nel caso del Sabin, non si sono ancora visti.

“Sì aspettavamo i banchi nuovi, che non sono ancora arrivati – racconta il preside, Carlo Braga – tuttavia la nostra è una scuola grande, quindi siamo riusciti ad arrangiarci con il materiale che avevamo in magazzino. Certo, i tavoli non sono nuovi, ma se non altro nessuno è rimasto senza”. Il perché di questi ritardi lo spiega la Provincia di Bologna, che attualmente si trova in fase di dismissione, pronta per essere sostituita dalla Città Metropolitana. “Le scuole superiori – illustra Maria Bernardetta Chiusoli, assessore provinciale al Bilancio e ai Lavori pubblici – fanno capo al nostro ente, che però dal governo ha subito tagli pesantissimi: 30 milioni di euro quest’anno. Un indice di molto superiore, per esempio, a quello imposto alle amministrazioni comunali. Per questo si sono generate tante difficoltà”.

A Bologna, comunque, ci si ingegna, “e grazie alla stretta collaborazione tra enti pubblici e rete scolastica – continua Chiusoli – siamo riusciti a tamponare la situazione. Ci siamo già messi in contatto con le centrali d’acquisto tramite il Consip, e abbiamo ricevuto garanzie di effettiva consegna del materiale nel più breve tempo possibile, anche in funzione dell’incremento degli studenti iscritti quest’anno nelle nostre scuole”. “Non è facile – spiega Chiusoli – come assessore all’Edilizia vorrei spendere per effettuare gli interventi che servono alla nostra città, ma come assessore al Bilancio ho l’incarico di tenere i conti della Provincia. Quando viene meno un interlocutore che svolge funzioni esclusive come questo ente, a causa dei tagli applicati da un governo centrale che, forse con leggerezza, non ha tenuto conto del ruolo specifico dell’istituzione in questione, purtroppo si creano disagi per gli utenti”.

Il quadro degli istituti che aspettano di ricevere forniture non è chiaro, salvo i casi più eclatanti non ci sono dati precisi. Certo è, però, che a questa lista si sommano le tre scuole di Bologna e provincia che invece avrebbero bisogno di interventi più significativi. Rientrano tutti nel ramo #scuolesicure del piano di edilizia scolastica varato a luglio dal governo guidato da Matteo Renzi, ma i fondi non sono ancora stati sbloccati. “Noi abbiamo presentato tre progetti, che sarebbero immediatamente cantierabili – elenca Chiusoli-. Il primo, da 112mila euro, per la messa in sicurezza delle Ipa Ferrarini di Sasso Marconi, il secondo, da 43mila euro, per rifare il controsoffitto delle palestre dell’Istituto professionale Malpighi a San Giovanni in Persiceto, e il terzo, da 97mila euro, per la bonifica dell’amianto nella copertura delle Giordano Bruno di Budrio. “Manca la delibera Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, che sblocchi le risorse di cui abbiamo bisogno”.

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