Il duello tra Juventus e Roma è già cominciato, ma Milan e Inter non restano a guardare. Impossibile parlare di verdetti alla seconda giornata, ma le indicazioni ci sono: e se il sabato degli anticipi era stato caratterizzato dal botta e risposta tra giallorossi (leggi) e bianconeri (leggi), la domenica è tutta delle milanesi. Prima l’Inter asfalta il Sassuolo per 7-0 (leggi), poi il Milan passa 5-4 sul campo del Parma, al termine di una partita rocambolesca (leggi). Si ferma invece il Napoli di Benitez, battuto 1-0 dal Chievo Verona e fischiato dal proprio pubblico. E la Fiorentina, che col Genoa non va oltre lo 0-0, già in astinenza da Giuseppe Rossi. Dietro le prime preoccupazioni sono forse per Parma e Torino: un punto in due in questo inizio campionato, dopo l’esaltante stagione passata. Male anche Di Francesco (che becca sette gol a San Siro, dimostrando di non aver imparato la lezione dello scorso anno) e Zeman: il suo Cagliari fa flop al debutto casalingo, superato per 2-1 da un’ottima Atalanta, ancora imbattuta. A quattro punti in classifica anche la Sampdoria, trascinata dall’eurogol di Stefano Okaka.

IL BUONO – Milano è tornata: Menez e Icardi simboli della nouvelle vague
Milan primo, Inter seconda. La strada per la definitiva rinascita è ancora lunga, ma il ritorno delle milanesi sarebbe una buona notizia per il nostro campionato. Anzi, ottima. Perché Milano è sempre stata un po’ la capitale del calcio italiano: rossoneri e nerazzurri hanno tradizione, pubblico, prestigio europeo. E la Serie A è più noiosa senza di loro, come dimostrato dalle ultime stagioni dominate dalla Juventus. L’inizio è promettente. Merito anche di Jeremy Menez e Mauro Icardi: sono loro gli uomini copertina della giornata. Il gol di tacco del francese è una gemma che verrà ricordata per tutta la stagione, seppur costellata da una caterva di errori che fanno di Parma-Milan una partita davvero poco attendibile. Stesso discorso per Inter-Sassuolo. Ma resta (anche per la classifica dei cannonieri) la tripletta di Icardi: uno che a volte fa parlare troppo di sé fuori dal campo, ma in area di rigore non perdona. Con Osvaldo, altro “bello e impossibile” del campionato, forma una coppia temibile per qualsiasi difesa. Mazzarri può goderseli, gestire Palacio e puntare in alto. Dove è già Pippo Inzaghi: oggi il Milan è una squadra, che corre e gioca con unità di intenti. E questa è già una vittoria. Poi sabato arriva la Juventus a San Siro, e sarà un primo test – questo sì probante – per capire quali sono le ambizioni dei rossoneri. Un applauso anche per Francesco Bardi e Mattia Perin: portierini appena ventenni e già grandi. Se Chievo e Genoa escono imbattute dal San Paolo e dal Franchi, è soprattutto grazie alle loro prodezze. La scuola italiana dei numeri uno è viva più che mai.

IL BRUTTO – Peggio il Napoli o la lite Marotta-Lotito?
Brutto è il Napoli che perde in casa con il Chievo Verona. E ancora peggio è il clima che si respira attorno alla squadra di Benitez: fischi a Insigne, scugnizzo che fa sempre più fatica a giocare in casa propria. Mugugni persino per Aurelio De Laurentiis, che ha riportato Napoli in Europa e adesso si ritrova contestato alla seconda di campionato. L’impressione generale è quella di un progetto che rischia di arenarsi sul più bello, dopo l’eliminazione ai preliminari di Champions e una stagione che si annuncia difficile. Un peccato, perché il Napoli è uno dei prodotti migliori del calcio italiano negli ultimi cinque anni. Tutta da dimenticare anche l’ennesima, stucchevole querelle tra Marotta e Lotito. La campagna elettorale per la presidenza della Figc è stata durissima. Ma per fortuna è finita. Tavecchio avrà tre anni per lavorare e dimostrare chi aveva torto e chi ragione. Adesso è tempo di tornare al calcio giocato. E non avvelenare anche il campionato (o persino la nazionale, come successo durante la pausa) con le polemiche della politica del pallone.

IL CATTIVO – Berardi alza il gomito. Prenda esempio dall’ex killer De Jong
Domenico Berardi è un predestinato: ha vent’anni, un sinistro da fenomeno, sedici gol all’esordio in Serie A. Per diventare un campione, però, ci vuole anche la testa. E farsi cacciare per una gomitata a palla lontana, sullo 0-5 a San Siro, è semplicemente una cosa stupida. Per altro reiterata, perché non è la prima volta che gli capita: l’anno scorso era già stato espulso per un colpo proibito a Molinaro dopo 50 secondi dall’ingresso in campo; nel 2013 aveva beccato nove mesi di squalifica dalle nazionali per non aver risposto alla convocazione dell’Under 19. Gli errori diventano tanti. Berardi è ancora in tempo a correggersi: l’Italia di talenti bruciati ne ha visti troppi, di recente. La chiusura, invece, è per Nigel De Jong: mediano “killer”, fischiato a lungo a Milano per i suoi interventi ruvidi e passaggi imprecisi. Adesso comincia a prendersi la sua rivincita: rimesso nel suo ruolo davanti alla difesa, è diventato leader anche emotivo del centrocampo rossonero. E ieri, al 25’ della ripresa, si è addirittura involato in contropiede per firmare una splendida rete contro il Parma. Anche i cattivi fanno gol, a volte.

IL SONDAGGIO – Milan e Inter: realtà o fuochi fatui?

LA FOTOGALLERY – 10 scatti di Serie A

 

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