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Capodogli morti, “gas nel sangue per trauma attività in mare”

Vincenzo Olivieri del Centro studi cetacei onlus spiega all'Ansa che la presenza di gas nei vasi sanguigni sono la probabile conseguenza di una riemersione troppo rapida, la cui causa potrebbe essere un trauma improvviso come quelli provocati dalle attività di prospezione con tecnica air-gun
Capodogli morti, “gas nel sangue per trauma attività in mare”
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Potrebbero essere state le piccole esplosioni provocate da chi cerca idrocarburi in mare a causare lo spiaggiamento di sette capodogli a Vasto in Abruzzo. Quattro cetacei si sono salvati, gli altri tre – tutte femmine di cui una incita – sono morti.

Vincenzo Olivieri del Centro studi cetacei onlus spiega all’Ansa che la presenza di gas nei vasi sanguigni sono la probabile conseguenza di una riemersione troppo rapida, la cui causa potrebbe essere un trauma improvviso come quelli provocati dalle attività di prospezione con tecnica air-gun. La presenza di gas “vuol dire che quanto accaduto – spiega Olivieri – potrebbe essere messo in correlazione con le attività di ricerca petrolifera. Tecniche come l’air-gun producono un rumore fortissimo che spaventa e disorienta i capodogli. Questo trauma porta i cetacei a una riemersione troppo rapida, la cui conseguenza è la permanenza di gas nei vasi sanguigni. È simile a ciò che accade ai sub colpiti da embolia in seguito a una mancata decompressione”.

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“La gravidanza di uno dei capodogli è una notizia sensazionale anche dal punto di vista della ricerca scientifica. L’equipe che è al lavoro ha estratto da una delle tre femmine, un feto che si stima di 4/5 mesi. Sarà destinato al Museo del Mare di Pescara” dice Olivieri. 

La necroscopia è coordinata da Sandro Mazzariol, del Cert (Cetacean stranding Emergency Response Team) dell’università di Padova, affiancato da esperti della stessa università, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale d’Abruzzo e Molise ‘Giuseppe Caporale’ e del Centro studi Cetacei onlus. 

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