Benvenuti nello stato americano dove chi fuma una sigaretta per strada viene trattato come un criminale, ma dove esistono più di mille campi agricoli autorizzati alla coltivazione della marijuana, dove la stessa viene venduta in 212 negozi aperti a tutti e in 493 centri medici e dove la pianta più discussa al mondo viene usata in oltre 200 fabbriche dove si producono saponi, dolciumi, prodotti di infusione di ogni genere. Il Colorado, stato dell’ovest degli Stati Uniti d’America, proprio dove inizia il Far West, già nel 2000, su richiesta popolare ufficializzata in una petizione poi votata dall’assemblea, iniziò a legalizzare per fini medici la cannabis. Poi, piano piano, anche per contrastare il crescente mercato nero, si arrivò alla situazione attuale, così dal primo gennaio di quest’anno è ufficialmente consentito il possesso (ma c’è un limite) e, conseguentemente, la vendita di un prodotto che sta già creando un certo flusso turistico ma che crea anche contraddizioni interne a livello di federazione (in tutti gli altri Stati, tranne quello di Washington, si rischia la galera), tensioni fra amministrazioni statali del Colorado e apparato federale e indagini incrociate di polizia e altre agenzie di sicurezza, tutte indaffarate nel fare in modo che neanche un solo grammo di marijuana esca dal Colorado per altri Stati. Tanto per intenderci, solo poche settimane fa, in Texas, un ragazzo è stato condannato a una pena di 99 anni di carcere per aver prodotto una torta alla cannabis. Soluzione estrema ma che fa capire quanto le tensioni stiano andando a complicare una situazione di suo già non facile.

A Denver, capitale del Colorado, del resto l’inconfondibile odore di marijuana lo si sente quasi ovunque. Lo si sente quando si prende un autobus, quando si va in hotel e magari chi è nella stanza di fianco la sta consumando. Ancora, lo si sente quando si prende un taxi e si passa per le periferie (qui ha sede la gran parte delle rivendite autorizzate). Fumare per strada è proibito, così come nei negozi, a differenza di Amsterdam, non è possibile consumarla. La legge lo dice chiaro: il tutto va fatto nell’assoluta discrezione, lontano dai bambini, in casa o in luoghi privati (molti hotel stanno iniziando ad attrezzarsi, visto il business), lontano dalle scuole e senza farne un vanto. Ma il vanto, ora, è soprattutto per lo stato del Colorado, che, se a gennaio aveva guadagnato in introiti fiscali meno di 3 milioni di dollari, già a fine aprile si era saliti a 4,5 milioni di dollari. “Questo è dovuto in parte al turismo della marijuana, in parte al fatto che il mercato nero viene inglobato sempre più da quello legale – spiega a ilfattoquotidiano.it Barbara Brohl, direttore esecutivo del dipartimento del Fisco del Colorado – e una cosa è certa: noi stiamo diventando un modello per altri paesi del mondo, con Messico, Brasile, Canada e Svizzera che hanno già manifestato interesse per il nostro sistema e con cui siamo in contatto”.

Brohl – che è appena tornata proprio dalla Svizzera, dove è andata a studiare le “stanze di riduzione del danno”, dove è possibile assumere stupefacenti in modo controllato – spiega anche come è nata questa legge del Colorado: “Dopo anni di uso medico iniziammo a capire che dovevamo regolare il mercato che stava sconfinando nell’illegale, con molti studi medici che la vendevano sottobanco. Così, eccoci arrivati alla decisione del 2013, entrata in vigore nel gennaio di quest’anno: chiunque può coltivare nascoste dalla pubblica vista fino a sei piante, anche se poi non può venderle; il possesso non è più un reato, pur con dei limiti; e chi vuole fare il commerciante deve sottostare a un controllo della fedina penale e deve attrezzare con telecamere il proprio negozio”.

Non che non manchino le difficoltà. “Al momento – riprende Brohl – per esempio chi commercia non può portare in banca il provento, in quanto gli istituti di credito sono assicurati a livello federale e non accettano questi soldi, così ci si attrezza con cassaforte e altri sistemi. Poi, molte autorità locali del Colorado hanno optato per il divieto di consentire negozi commerciali nel loro territorio”. Un sistema a macchia di leopardo, nel quale le comunità locali possono anche lamentarsi nel caso di eccessivo rumore o giri sospetti, “ma questo avviene per ogni tipo di negozio”, dice Brohl. Certo, il beneficio c’è per le casse dello Stato, “anche se ancora non abbiamo deciso come usare questi fondi che ci stanno arrivando. Di sicuro li useremo per progetti sociali, scuole e così via”.

Spera invece che il denaro vada in ricerca scientifica Larry Wolk, direttore esecutivo e sanitario del dipartimento della Salute del Colorado. “Abbiamo bisogno di capire di più come la marijuana funzioni sul nostro corpo e, soprattutto, abbiamo bisogno che si passi dall’uso ricreativo a quello medico. Già oggi 120mila persone, in Colorado, vengono curate con estratti di cannabis e il 96% di essi lo fa per porre fine al dolore. Ma – continua Wolk – ci sono anche 300 bambini che vengono curati per la prevenzione delle crisi epilettiche, così come ci sono casi in cui la marijuana viene usata per infezioni gravi”. Una cosa però Wolk la auspica: “Fumare la marijuana come pianta quando si ha un tumore può essere persino pericoloso, non si sa mai che dose usare, inoltre il fumo di combustione fa male ai polmoni. Spero che le aziende farmaceutiche comincino a produrre, magari proprio in Colorado, derivati sicuri e certificati. Questo già avviene in parte, del resto sappiamo che la marijuana può essere utilizzata in chi ha il cancro, in chi ha problemi di appetito, per gli stadi terminali dell’Aids, per gli spasmi muscolari, per la sclerosi multipla e in generale per il dolore grave”.

Molti dottori, tuttavia, anche in Colorado si rifiutano di prescriverla, “spesso sono preoccupati per la loro licenza. Non dimentichiamoci del resto che la marijuana può essere anche molto dannosa”, aggiunge. “Sappiamo che fa male ai bambini e agli adolescenti, così come agli adulti tendenti alla schizofrenia. Poi non scherziamo: può dare dipendenza, almeno dal punto di vista psicologico, sulla dipendenza fisica le teorie sono le più diverse, e l’uso di prodotti ‘ricreativi’ come dolci o biscotti va sicuramente meglio regolamentato”. La stampa del Colorado riporta spesso notizie di bambini che si intossicano mangiando dolciumi alla marijuana. Ed è soprattutto questo il fronte su cui si muovono le lobby contrarie a questa droga.

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