“Ma cosa fa un matematico?”

Teoremi” è la mia risposta secca quando l’interlocutore è particolarmente antipatico. Comunque è la risposta corretta, per quanto riguarda il ricercatore matematico, anche se questo fa molto ridere chi, quanto a teoremi, arriva solo a Pitagora (ed è la maggioranza). La matematica è in progresso tanto quanto la fisica o la biologia; il nostro problema è che non siamo bravi quanto i colleghi a farlo sapere al resto del mondo.

La ricerca in matematica è di una bellezza sconvolgente; purtroppo negli ultimi anni si va assottigliando sempre più la possibilità per un giovane di accedere a questo tipo di lavoro. Parliamoci chiaro: è tutto cominciato con l’era B., ma i governi di centro-sinistra non hanno fatto gran che per rimediare. Un problema tecnico è che la ricerca matematica si svolge quasi esclusivamente nelle università; i colleghi di altre discipline hanno altre risorse (penso all’Infn per la fisica, per esempio). Un altro problema, secondo me, è che certi settori matematici fanno fatica ad aprirsi al collegamento verso l’esterno; ma so che questa diagnosi non è condivisa da tutti…

In realtà, oltre a teoremi, sempre più ricercatori fanno algoritmi, cioè escogitano e mettono a punto procedimenti di calcolo. Lo sviluppo dei computer stimola – anziché limitare, come credono gli ingenui – il lavoro dei matematici, rendendo realizzabili modelli che decenni fa sarebbero stati impraticabili. Perciò molti nostri laureati hanno la possibilità di lavorare in enti di ricerca (per esempio Cnr, Enea, Esa) in diversi ambiti scientifici che richiedono una modellistica matematica. È qui che si manifesta maggiormente l’importanza della continuità dello spettro: da matematica “pura” a matematica ispirata dalle applicazioni ad applicazioni concrete (sì, lo so: è una mia fissa).

Ma non ci sono solo gli enti di ricerca: aziende grandi e piccole reclutano matematici nei loro settori di ricerca e sviluppo. Qua si sovrappongono ampiamente le mansioni di laureati di diversa estrazione: può capitare che lo stesso compito venga assegnato a un informatico, un fisico, un ingegnere o un matematico. Naturalmente ognuno affronterà il lavoro con la sua forma mentis, sulla base della propria formazione; le aziende più furbe sfruttano questa diversità componendo squadre miste. Per questo difendo l’impostazione dei corsi di laurea che prevedono un ampio spettro di competenze, anche con sovrapposizioni con altri corsi: questo dà più flessibilità al laureato, pur mantenendo un profilo specifico. Qui qualche statistica sugli sbocchi lavorativi di un matematico.

È totalmente falso che iscrivendosi a Matematica si limiti il proprio futuro all’insegnamento o poco più. Certo, nell’industria troviamo molti più ingegneri che matematici, ma ci sono anche molti più studenti – e quindi futuri concorrenti – a Ingegneria che a Matematica (scusate la banalità…). Si tratta inoltre di una comparazione impropria, visto che sotto il nome di Matematica c’è un solo corso di laurea (più, in qualche sede, Matematica Applicata) mentre Ingegneria è un immenso arcipelago: Ingegneria Civile, Edile, Ambientale, Chimica, Meccanica, Energetica, Elettronica, Informatica, delle Telecomunicazioni, dell’Automazione ecc… fino addirittura all’Ingegneria Matematica.

Caro giovane collega che ti sei iscritto a Matematica, spero che tu l’abbia fatto per due ragioni: perché ti riesce bene e perché ti piace. È un corso di studi difficile ma che dà grandi soddisfazioni. Non ti spaventare all’inizio: può essere profondamente diversa da come te l’aspetti. Una cautela: dati i tempi sarà difficile, anche se non impossibile, entrare nella ricerca universitaria; dovrai magari accontentarti di assaggiarla in certi corsi avanzati e per la tesi di laurea magistrale, rassegnandoti a fare altro una volta atterrato nel mondo del lavoro. Se il tuo obiettivo è lavorare nell’industria ti do un consiglio: non snobbare gli insegnamenti di informatica e di statistica; anzi, aggiungine al tuo piano di studi nell’ambito dei corsi a scelta.

Un’ultima parola per chi desidera insegnare nella scuola: il vostro è un compito estremamente importante! La popolazione italiana è ancora indietro nelle conoscenze matematiche e questo è gravissimo non solo dal punto di vista culturale, ma per la stessa capacità di valutare ciò che ci viene detto dai partiti, dai giornali, dalla rete! Perciò la vostra è una missione delicata che dovete affrontare con competenza e con passione e soprattutto per scelta, non per esclusione.

La prima parte “‘Cosa farò da grande?’. Lettera a una futura matricola” la trovate qui

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