Questa mattina, Amnesty International ha pubblicato una serie di testimonianze di medici, infermieri e personale delle ambulanze della Striscia di Gaza, finiti sotto gli attacchi dell’esercito israeliano soprattutto a partire dal 17 luglio, anche mentre stavano cercando di soccorrere ed evacuare i civili feriti in precedenti attacchi.

In alcuni casi, è stato del tutto impedito ai soccorsi di raggiungere le aree attaccate, lasciando centinaia di feriti senza cure mediche vitali e intere famiglie senza nessuno che potesse aiutarle e rimuovere i corpi dei loro parenti.

Riporto alcune testimonianze, rimandando al documento integrale in inglese.

Jaber Khalil Abu Rumileh, supervisore dei servizi di ambulanza dell’ospedale dei Martiri di Al-Aqsa, ha descritto l’attacco del 21 luglio durato 30 minuti.

“Erano le 3 del pomeriggio, mi trovavo nell’unità di pronto soccorso. Un colpo di artiglieria ha colpito il quarto piano, dove si trovano il reparto maternità e la sala attrezzata per i parti cesarei. Poi ci sono stati altri colpi. La gente era terrorizzata, i pazienti correvano da tutte le parti, i medici non riuscivano a entrare per portare via i morti e i feriti. Poi è stato colpito il terzo piano e quattro persone sono rimaste uccise. Ho visto una donna correre via col bambino che aveva appena partorito. Altre hanno partorito durante l’attacco”.

Mohuamed Abu Jumiza ha perso parzialmente l’udito dopo essere stato ferito alla testa, il 24 luglio a Khan Yunis, quando è stata attaccata l’ambulanza con cui era andato a prendere dei feriti.

Stavamo rientrando verso l’ospedale Nasser, luci e sirene accese come sempre. L’ambulanza aveva tutti i simboli identificativi. Il medico, l’infermiere e io avevano i camici. Quando abbiamo raggiunto l’Università islamica c’è stata un’esplosione e i vetri dell’ambulanza sono andati in frantumi. Ho cercato di fare manovra ed è arrivato un secondo missile, poi  un terzo, poi un quarto. A quel punto, ho perso il controllo del mezzo, siamo scesi e ci siamo rifugiati in un palazzo. Poi sono arrivati altri due missili”.

Il dottor Bashar Murad, direttore dei servizi di pronto soccorso e delle ambulanze della Mezzaluna rossa palestinese, ha dichiarato ad Amnesty International che dall’inizio del conflitto sono stati uccisi almeno due operatori delle ambulanze, almeno altri 35 sono stati feriti e 17 ambulanze colpite non sono state più utilizzabili.

“Hanno preso di mira le nostre ambulanze, anche se avevano tutti i simboli distintivi. L’esercito israeliano dovrebbe essere in grado, dall’alto, di rendersi conto che sta per colpire delle ambulanze”.

I due operatori delle ambulanze che hanno perso la vita, cui fa riferimento il dottor Murad, si chiamavano Mohamad Al-Abadlah e A’ed Mostafa Bur’i.

Il primo è stato ucciso il 25 luglio a Qarara, dove era andato a soccorrere un ferito. È stato raggiunto da proiettili all’anca e al petto ed è morto dissanguato. La sua ambulanza aveva i segni distintivi e lui indossava la divisa medica. I colleghi che sono corsi a soccorrerlo sono a loro volta stati presi di mira, senza rimanere feriti.

A’ed Mostafa Bur’i è morto sempre il 25 luglio a Beit Hanun dopo che l’ambulanza sui cui era a bordo è stata centrata da un colpo d’artiglieria.

Colpire strutture ospedaliere e operatori sanitari è assolutamente vietato dal diritto internazionale. Attacchi del genere costituiscono crimini di guerra e rafforzano ulteriormente la necessità di attivare la giurisdizione della Corte penale internazionale.

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