La vuota noia della tv d’estate a volte riserva momenti indimenticabili. Rai3, Agorà: nel salotto della politica mattutina entra Piero Angela, deve promuovere la nuova edizione di SuperQuark. La conduttrice prova a chiedere l’opinione dell’86enne giornalista sul tema del giorno, le solite grandi riforme istituzionali.

Beppe Grillo e il Pd dialogano davvero? Che succede se slitta l’incontro sulla riforma del Senato? A 86 anni Piero Angela, pianista jazz, cronista, divulgatore, autore di best seller, unico campione del giornalismo scientifico (che i colleghi italiani snobbano più attratti dai fumi della politica), può permettersi di ostentare un fastidio che di solito gli ospiti dei talk show nascondono. E risponde: “Non capisco perché parliamo di queste cose. Dovremmo parlare di Singapore”. Sguardo di terrore della conduttrice che non trova l’argomento in scaletta. Approfittando dello sconcerto in studio, Piero Angela riassume il contenuto di un servizio che ha trasmesso a SuperQuark: Singapore è una nazione (autoritaria) grande la metà di Roma ma ha un Pil di 340 miliardi di dollari, più di Finlandia e Nuova Zelanda, cresce del 4 per cento all’anno. Non ha risorse naturali e conta soltanto sul capitale umano, cioè sulle persone che riesce ad attirare. All’inizio dello scorso decennio, temendo la competizione di India e Corea su elettronica e ingegneria di precisione, il governo di Singapore decide di puntare sulle biotecnologie. Oggi ci sono 6 ricercatori ogni 1000 abitanti, più del triplo che in Italia (e se conoscete qualche italiano abbastanza bravo da avere un’opportunità a Singapore, saprete anche che gli stipendi non sono neppure confrontabili). Gli investimenti solo per la ricerca sono di 9 miliardi tra 2011 e 2015.

Ovviamente nel salotto di Agorà, superato lo sconcerto, il dibattito torna subito sulle mosse tattiche di Augusto Minzolini e Corradino Mineo, sulla percentuale dei senatori da eleggere e altre amenità. Nessuno rimprovera Piero Angela solo per rispetto alla sua carriera. Con l’estate anche chi viaggia soltanto per turismo si rende conto che tutto il mondo si muove e pensa a organizzarsi un futuro, tutto tranne l’Italia. Qui ci raccontiamo che il nostro modo per stare nella competizione globale è tutelare le tradizioni (il made in Italy, bassa tecnologia e marchi facilmente imitabili), che si può vivere di turismo e lardo di Colonnata. Le uniche volte che si discute di istruzione nel dibattito pubblico gli argomenti sono solo due: i tagli ai fondi e la riduzione di quelle minime soglie meritocratiche che, un po’ per caso, ancora resistono (i test d’ingresso all’università, le bocciature, la valutazione dei professori con criteri oggettivi, bibliometrici). Il governo Renzi quando parla di scuole si riferisce agli edifici, mai ai programmi. Ma forse è giusto così. Perché se davvero parlassimo di più di Singapore, come suggerisce Piero Angela, saremmo sopraffatti dal pessimismo.

il Fatto Economico, 9 Luglio 2014

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