E’ stato un amaro risveglio per il Pd dell’Emilia Romagna quello di stamattina dopo la condanna in appello, del Presidente della Regione Vasco Errani per falso ideologico, e le sue dimissioni. Si apre in anticipo la gara per la successione al governatore che avrebbe terminato il suo terzo mandato nel 2015. Fra i nomi più accreditati quello di Stefano Bonaccini, nella segreteria nazionale, e del vicepresidente del gruppo alla Camera, Matteo Richetti. Torna anche l’ipotesi del sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Graziano Delrio (già sindaco di Reggio Emilia). Sono tutti fedelissimi di Matteo Renzi: l’ex primo cittadino sembra già radicato a Roma (e qualcuno è arrivato fino a metterlo in lista per il Quirinale), mentre per il momento il più vicino al premier è il responsabile per gli Enti locali Bonaccini. Anche se tutto può cambiare.

In ogni caso una cosa appare chiara dai rumors che arrivano dal Pd: sarà il premier a decidere chi sarà il prossimo Governatore di una delle regioni più rosse d’Italia dove in molte sezioni ancora resiste il vecchio apparato e dove Renzi non si farà sfuggire l’occasione di “cambiare verso” totalmente al partito. Con il colpo di scena della condanna di Errani, però, i tempi si accorciano e saltano tutti gli schemi, mettendo a rischio lo strumento per eccellenza del Pd per designare i suoi candidati: le primarie. Tra oggi e domani, infatti, dicono dal Pd bolognese, Errani formalizzerà le sue dimissioni nonostante le richieste di tutto il partito, compreso il segretario nazionale, di ripensarci. A quel punto decadrà immediatamente la Giunta e si scioglierà l’Assemblea. Rimarranno però in carica per sbrigare l’ordinaria amministrazione. Nel frattempo, la Consulta di garanzia statutaria della Regione, presieduta da Flavio Peccenini (Pd), convocherà la presidente dell’Assemblea legislativa, Palma Costi, e la vicepresidente della giunta Simonetta Saliera, per stabilire quali sono i provvedimenti urgenti da approvare nella fase di ordinaria amministrazione, come ad esempio la programmazione dei fondi strutturali europei o l’assestamento di bilancio. Per quanto riguarda il tema del terremoto, Errani – che è anche Commissario straordinario per il Terremoto – non ha ancora annunciato le dimissioni da questa carica, conferitagli a suo tempo dal Governo.

Il voto per eleggere il nuovo presidente della Regione, la Giunta e l’Assemblea andrà poi indetto dal Governo entro tre mesi dalla formalizzazione delle dimissioni di Errani. L’ipotesi più probabile è che si vada a nuove elezioni a fine ottobre, inizi di novembre, come chiedono a gran voce anche Forza Italia, per voce del consigliere regionale Galeazzo Bignami, e il Movimento 5 stelle con il capogruppo in Regione Andrea Defranceschi. A questo punto i tempi tecnici per indire le primarie Pd sarebbero davvero stretti, visto che almeno un mese e mezzo prima delle elezioni vanno presentate candidature e liste. Paolo Calvano, candidato alla segreteria del Pd regionale e coordinatore delle segreterie provinciali, sottolinea che: “Le primarie sono nel nostro Dna ma si può trovare anche un accordo condiviso su un nome. Il Pd, in determinati casi, ha scelto di non farle con risultati positivi”.

Senza primarie, l’ipotesi che circola insistentemente nei corridoi del Pd e della Regione è quella che Renzi anche in Emilia Romagna, come ha fatto in Piemonte con Chiamparino, designi direttamente il governatore che, in questo caso, sarebbe il sottosegretario Delrio. Se invece si dovessero fare le primarie, oltre al nome di Bonaccini e Richetti, sono in campo quello del sindaco di Imola Daniele Manca, renziano di secondo rito (disposto a ricoprire sia il ruolo di presidente che quello di segretario Pd) e dell’ex sindaco di Forlì, Roberto Balzani. Sono tutti renziani ma la sfida vera, sembra ormai evidente, sarà tra Bonaccini e Richetti. Si preannuncia quindi una guerra tra renziani della prima ora (come Richetti) e di secondo rito come Bonaccini che potrebbe però ricevere consensi anche dall’ala cuperliana. “Adesso tocca al Pd dimostrare di essere all’altezza della sfida che ci si pone davanti, non iniziando una guerra per la successione, ma costruendo un futuro comune su basi solide e con una discussione seria” avverte la deputata modenese Giuditta Pini.

In questo quadro di incertezza, però, una cosa appare sicura. Il congresso per eleggere il segretario regionale del Pd slitterà ancora, molto probabilmente a gennaio, perché il Pd non può affrontare entrambi gli impegni. La direzione locale del partito ne discuterà in queste ore. Su questo versante si apriranno scenari del tutto nuovi perché molti dei candidati alla segreteria probabilmente approderanno prima in Regione, rinunciando alla corsa. Rimane probabile anche la possibilità di un ticket tra renziani e cuperliani. Questi ultimi potrebbero sostenere un candidato renziano a Presidente della Regione per poter poi esprimere un loro segretario regionale, ad esempio il parlamentare Andrea De Maria, spesso indicato tra gli aspiranti segretari del Pd in Emilia Romagna.

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