Assolti “perché il fatto non sussiste”. Questa la sentenza della corte d’Assise di Milano nei confronti di quattro poliziotti imputati di omicidio preterintenzionale e falso in atto pubblico in relazione alla morte di Michele Ferrulli, deceduto il 30 giugno del 2011 nel capoluogo lombardo mentre gli agenti lo stavano ammanettando. L’uomo morì per arresto cardiaco mentre gli agenti lo bloccando in via Varsavia dopo un tentativo di controllo. 

L’assoluzione, perché il fatto non sussiste, è arrivata al termine di una camera di consiglio durata poco più di due ore. I giudici hanno respinto così la richiesta del pm Gaetano Ruta che aveva chiesto la condanna a 7 anni di carcere per gli imputati. La figlia della vittima, Domenica Ferrulli, ha lasciato l’aula in lacrime dopo aver abbracciato Lucia Uva, la sorella di Giuseppe, morto nel giugno del 2008 in ospedale dopo essere stato portato alla caserma dei carabinieri a Varese. 

“Ha subito una violenza gratuita non giustificabile” e la sua morte è dovuta “anche al comportamento dei poliziotti” che, in seguito all’episodio, produssero una “documentazione di servizio falsa, per cercare di dare una rappresentazione edulcorata della vicenda” aveva detto il pm durante la requisitoria. Il 51enne era morto in ospedale. Gli agenti intervennero in via Varsavia dopo una segnalazione per schiamazzi in strada. 

Secondo la difesa degli agenti Ferrulli “era una minaccia ed ebbe una reazione rabbiosa nei confronti degli agenti”. L’avvocato Siniscalchi, uno dei difensori degli agenti (Francesco Ercoli, Michele Lucchetti, Roberto Stefano Piva e Sebastiano Cannizzo), durante l’arringa spiegato che quella sera Ferrulli fece dei “gesti di sfida” contro i poliziotti, disse a uno di loro “togliti la divisa e facciamo a botte”. L’uomo, che insultava, “diede una spallata e fece resistenza”, venne percepito dagli agenti della volante come una “minaccia”, tanto che fecero arrivare altre volanti chiamando la centrale operativa. I poliziotti, invece, sempre secondo il legale, si comportarono “con professionalità” e l’unico gesto “inopportuno”, ma non “sopra le righe”, fu un “finto schiaffo” di uno di loro che “comunque non toccò affatto Ferrulli”. “Dobbiamo uscire da questo processo con un modello comportamentale verso le forze dell’ordinenon voglio sembrare San Francesco ma quando la Polizia mi ferma io porto rispetto. Ferrulli era una persona capace non solo di insultare ma anche di passare alle vie di fatto”. Ferrulli, inoltre, “sembrava una persona sana, era asintomatico, ma era portatore di molti fattori di rischio: le pillole per la pressione non bastavano, avrebbe dovuto mantenere uno stile di vita sano, era bevitore e tabagista. Tutti questi fattori hanno avuto incidenza sul decesso”. Per questo era difficile, secondo il legale, stabilire un nesso causale tra l’arresto e il decesso di Ferrulli. Il legale aveva quindi chiesto l’assoluzione per i quattro agenti che “hanno agito nell’adempimento del loro dovere”.

“Noi eravamo perfettamente in linea con la Procura di Milano. Ora attendiamo la motivazione della sentenza – ha detto l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia. -Noi nutriamo profondo rispetto per la Corte d’Assise di Milano”.

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