Di solito Matteo Renzi ritiene di aver bisogno di un unico collaboratore: Matteo Renzi. Ma neppure lui può gestire da solo l’intero semestre europeo che, sia pure meno rilevante da quando esiste un presidente permanente del Consiglio europeo (Herman van Rompuy, dal 2009), richiede un notevole sforzo logistico e diplomatico. Nel semestre di presidenza italiano cominciato ieri l’Italia ha una notevole forza politica ma una infrastruttura diplomatica molto leggera. A Renzi è capitato di guidare l’Europa – meglio: l’Italia ospiterà i cosiddetti vertici informali e i ministri italiani presiederanno i consigli di settore – all’indomani delle elezioni, mentre a Bruxelles e Strasburgo si insediano i nuovi vertici risultato di un voto da cui proprio Renzi e il Pd sono usciti tra i pochi vincitori.

La forza politica italiana è evidente: alla prima seduta dell’Europarlamento, ieri a Strasburgo, l’italiano Gianni Pittella è stato eletto capogruppo dei Socialisti & Democratici (nuovo nome del Pse), carica che garantisce un potere notevole nel sistema legislativo europeo all’ex vice di Martin Schulz, riconfermato presidente del parlamento. Un’altra poltrona chiave sarà italiana, quella del presidente della commissione Affari economici è prenotata da Roberto Gualtieri. Da quella commissione passa il processo di integrazione economica della zona euro. Alla Commissione, in questi mesi di transizione in attesa della nuova squadra, è andato un diplomatico di grande esperienza europea come Ferdinando Nelli Feroci, a sostituire Antonio Tajani, eletto a Strasburgo con Forza Italia. Nella nuova Commissione dovrebbe esserci Federica Mogherini alla politica estera.

Poi c’è la gestione del semestre: il referente è Sandro Gozi, sottosegretario con delega agli Affari europei che nei prossimi mesi dovrà fare il doppio lavoro, perseguire gli interessi nazionali e curare le attività della presidenza. Già adesso era di fatto il referente unico di Renzi per le cose brussellesi, visto che il premier praticamente non ha collaboratori (solo il consigliere diplomatico Armando Varricchio, quello di Gozi è invece Nicola Verola). A differenza di Mario Monti ed Enrico Letta, Renzi si muove quasi da solo. Non ha un consigliere per gli Affari europei (Stefano Grassi, che ha lavorato nei precedenti due governi, è tornato a Bruxelles). Nella capitale europea il referente è sempre l’ambasciatore presso le istituzioni, un altro veterano come Stefano Sannino, arrivato al posto di Nelli Feroci. Tutta la logistica del semestre è responsabilità di Gabriele Altana, un diplomatico della Farnesina che in queste settimane sta organizzando una miriade di appuntamenti con un budget relativamente basso, 68 milioni di euro (contro i 100 previsti dalla Lettonia, il Paese che arriverà dopo l’Italia, la disastrata Grecia ne ha spesi oltre 55).

Ogni missione, durante il semestre costa il doppio: ci sono gli sherpa che lavorano per l’Italia e quelli che lavorano per la presidenza. La comunicazione è affidata a Federico Garimberti, per anni il cronista che ha seguito all’Ansa Palazzo Chigi e i presidenti del Consiglio anche in Europa, ora impegnato nel coordinare una squadra di una decina di giornalisti. L’evento più importante è quello di metà ottobre, il forum Asem (cioè il vertice eurasiatico) che Enrico Letta ha voluto a Milano come promozione per l’Expo 2015 verso il pubblico asiatico. Anche quasi tutti i vertici informali saranno a Milano, per promuovere la città e il grande evento del prossimo anno. Marketing a parte, quale sia l’agenda europea concreta dell’Italia ancora non è chiara. Forse si capirà meglio oggi con il discorso di Renzi a Strasburgo.

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