Prosegue l’istruttoria del Csm sullo scontro alla procura di Milano. Per domani la Settima Commissione ha convocato il procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili. Era stato il collega Alfredo Robledo – protagonista dello scontro con il procuratore Edmondo Bruti Liberati a chiedere che venisse ascoltato il pm sulla vicenda dell’assegnazione del fascicolo Ruby a Ilda Boccassini. Secondo Robledo Nobili non rinunciò a coordinare l’inchiesta Ruby a favore della collega (ed ex moglie) Ilda Boccassini perché “non è mai stato interpellato sul punto, né è stata richiesta la sua opinione”. Il procuratore capo di Milano invece aveva sostenuto davanti al Csm che Nobili, a cui sulla carta poteva toccare il fascicolo sulla minorenne marocchina ospite delle serate ad alto tasso erotico di Arcore, alla notizia dell’assegnazione alla Boccasini dell’inchiesta avesse detto: “Grazie, sono contento, io ho altre cose da fare”.

Una richiesta sull’audizione di Nobili era stata formulata dal togato di Magistratura Indipendente Antonello Racanelli. La decisione di ascoltare il magistrato è passata a maggioranza con il voto contrario del togato di Magistratura democratica, Vittorio Borraccetti, e del laico di centro-destra Annibale Marini, che ha preso il posto del consigliere dimissionario della Lega Ettore Adalberto Albertoni.

È l’unica richiesta istruttoria che è stata approvata dalla Settima Commissione: altre relative a una nuova convocazione di Bruti e Robledo, e audizioni dei pm dell’inchiesta Expo e dei finanzieriresponsabili dei reparti della Gdf protagonisti della controversa vicenda del doppio pedinamento di uno degli indagati di quel procedimento, sono state bocciate. Domani la Prima Commissione – che con la Settima sta seguendo il caso – deciderà se partecipare all’audizione di Nobili, come propone il relatore, il togato di Unicost Mariano Sciacca.

”Respingiamo ogni tentativo di delegittimazione complessiva dell’operato della nostra Procura” e “non possiamo non intervenire (…) in ordine alla rappresentazione mediatica non corrispondente al vero, che viene offerta alla pubblica opinione con l’immagine di una Procura della Repubblica dilaniata da contrapposizioni interne”. Sono questi due passaggi di un documento firmato da 62 tra pm e aggiunti di Milano, in merito allo scontro finito davanti al Csm tra l’aggiunto Alfredo Robledo e il suo capo Edmondo Bruti Liberati. L’iniziativa di sottoscrivere undocumento per respingere “l’immagine di una Procura della Repubblica dilaniata da contrapposizioni interne” – viene riferito al quarto piano del Palazzo di Giustizia – è partita ‘dal basso’ e poi le firme sono state materialmente raccolte da Armando Spataro, ormai ex procuratore aggiunto ed ex pm milanese, perché appena nominato procuratore capo di Torino.

Il documento è firmato da oltre 60 tra procuratori aggiunti e pm milanesi (la firma non è stata richiesta, ovviamente, agli aggiunti Ilda Boccassini e Alfredo Robledo e a Edmondo Bruti Liberati, tra cui spiccano gli aggiunti Francesco Greco, Alberto Nobili, Nicola Cerrato, Nunzia Gatto, Pietro Forno, Maurizio Romanelli. Hanno firmato poi, oltre a Spataro, anche, tra gli altri, i pm Ferdinando Pomarici, Fabio De Pasquale, Claudio Gittardi, Luigi Orsi, Grazia Pradella e Tiziana Siciliano. Mancano, invece, le firme di altri pm: alcuni, da quanto si è saputo, non hanno voluto firmare, altri non hanno potuto perché erano fuori ufficio.

“Da oltre due mesi – scrivono i magistrati nel documento – è all’esame della competenti commissioni al Csm la valutazione di questioni attinenti la applicazione dei Criteri di organizzazione della Procura”. E aggiungono: “Non intendiamo entrare nel merito di tali questioni, ma, nell’ovvio e doveroso rispetto per le determinazioni che il Csm assumerà, auspichiamo con forza che la pratica trovi rapidamente la sua conclusione”. E poi il punto centrale: “Non possiamo non intervenire, però, in ordine alla rappresentazione mediatica, non corrispondente al vero, che viene offerta alla pubblica opinione con l’immagine di una Procura della Repubblica dilaniata da contrapposizioni interne”. I pm, quindi, intendono respingere “ogni tentativo di delegittimazione complessiva dell’operato della nostra Procura che, diversamente dall’esercizio del diritto di critica, rischia di danneggiare la credibilità e, dunque, di compromettere l’efficacia della sua azione”. I magistrati chiariscono che “hanno sempre operato e continueranno a operare nel rispetto delle norme di legge, sostanziali e processuali, e nella rigorosa attuazione del principio di obbligatorietà dell’azione penale”.

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